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Di Maio: i giornali screditano il M5S. «Ora una legge per gli…

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Di Maio: i giornali screditano il M5S. «Ora una legge per gli editori puri»

(Imagoeconomica)
(Imagoeconomica)

Il là viene dall’operazione «di discredito» verso il governo, che «continua senza sosta». Gli editori dei giornali «hanno le mani in pasta ovunque nelle concessioni di Stato: autostrade, telecomunicazioni, energia, acqua. E l'ordine che è arrivato dai prenditori editori è di attaccare con ogni tipo di falsità e illazioni il M5S». Su Facebook Luigi Di Maio lancia strali. «Questo non è più giornalismo libero. Bisogna fare una legge per garantire che gli editori siano puri e i giornalisti liberi di fare inchieste su tutte le magagne dei prenditori».

Ridurre al minimo gli editori “impuri” e quindi il rischio di quello che, per il M5S, rappresenta un conflitto di interesse: stando ad alcune indiscrezioni l’esecutivo sarebbe al lavoro per trovare una soluzione legislativa ad hoc per uno dei temi distintivi da sempre dei Cinque Stelle. Dietro il post del vicepremier esisterebbe nei fatti un’ipotesi in corso di esplorazione sebbene tale misura non sia prevista nel contratto di governo (si cerca una formula affinché i giornali abbiano sempre più editori puri e che non non ci siano più giornali che abbiano conflitti di interesse o con società che hanno interessi diversi da quelli editoriali, si spiega).

Dunque si arroventa lo scontro sulla proprietà dei media per iniziativa diretta del vicepremier pentastellato. Già ieri in diretta prima di visitare la Fiera del Levante Di Maio si era detto convinto che «le società partecipate dello stato dovrebbero smetterla di fare tutta questa pubblicità sui giornali perché molto spesso non si sa se comprano quelle inserzioni pubblicitarie per fare pubblicità al brand o un favore ai giornali». Questo, si annuncia, sarà «uno dei tanti temi che dovremo affrontare nei prossimi mesi, rinnovando le governance di tante società partecipate che a volte, ho come il sospetto, stiano tenendo in vita molti gruppi editoriali che senza quelle grandi pubblicità non riuscirebbero neanche a resistere».

Nelle ultime ore uno scambio di battute catturato dalle telecamere, alla Fiera del Levante di Bari, tra Di Maio e il governatore pugliese Michele Emiliano sta suscitando un virale tam-tam sui social, per una presunta gaffe “geografica” del capo del M5S che avrebbe scambiato Matera per un capoluogo pugliese. «Giornalisti ignoranti o in mala fede, o entrambi, mi accusano di aver sbagliato a chiedere a Emiliano cosa stesse facendo per Matera, lasciando intendere che non sappia in che regione sia. Sono loro che non sanno che la Regione Puglia sta facendo e ricevendo investimenti milionari in vista dell'appuntamento con Matera capitale della Cultura» scrive oggi su blog delle Stelle il vicepremier. «I politicanti del Pd che riprendono questa fake news sono peggio di loro. Questo spiega perché il Sud sia in queste condizioni: non hanno neppure le basi». In particolare, a conforto della tesi, vengono ricordati 100 milioni di euro per il raddoppio della ferrovia Bari Matera e le opere connesse, il bando pubblico per il concorso di Idee «La Murgia abbraccia Matera» per finanziare attività culturali di diverso tipo per la valorizzazione dei beni di architettura rurale e archeologia industriale della Puglia, due milioni di euro per valorizzare l'itinerario che dalla Puglia va a Matera. «Non sanno che il consiglio regionale pugliese ha approvato una legge per la promozione del turismo culturale per «Matera Capitale Europea della Cultura 2019».

Il presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti, in relazione alle dichiarazioni del vicepremier, rigetta con forza l'affermazione che gli editori abbiano le «mani in pasta ovunque nelle concessioni di Stato» e ribadisce la pronta ed immediata disponibilità ad un serio confronto in Parlamento con tutte le forze politiche per analizzare e discutere il futuro della carta stampata. Come ufficialmente sostenuto anche dal sottosegretario con delega all'editoria Vito Crimi è necessario traghettare il settore per i prossimi dieci anni. «Mi auguro - ribadisce Riffeser - che si ricerchi nel Parlamento la massima condivisione sulla riforma in modo da dare certezze alle imprese, considerando il ruolo fondamentale della stampa e del lavoro dei giornalisti che richiede, sempre più, adeguate risorse e mezzi. Resta prioritario poter continuare ad informare i cittadini nella maniera più obiettiva, potendo disporre di aziende sane e libere da condizionamenti, tutelando gli oltre 60.000 addetti di tutta la filiera dell'informazione». Anche l’Fnsi si fa sentire. «Dichiarare guerra ai cosiddetti “editori impuri” annunciando norme di legge punitive, come fa il vicepremier Luigi Di Maio, ha il sapore di un'intimidazione e di un attacco alla libertà di stampa, garantita dall'articolo 21 della Costituzione. Il modo migliore per affrontare il problema è quello di passare dagli spot agli atti concreti. Questo significa sciogliere il nodo delle leggi di sistema, dalle norme antitrust alla regolazione dei conflitti di interessi, passando per la cancellazione del carcere per i giornalisti e il contrasto alle querele bavaglio. Temi sui quali dal governo in carica ci si aspetterebbe un confronto con tutti gli attori del sistema dell'informazione, esattamente come avvenne nel 1981, quando si giunse all'approvazione della legge sull'editoria, la numero 416, tuttora in vigore» affermano in una nota Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della stampa italiana.

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