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L'Analisi|VERSO LA MANOVRA

Niente riduzione del debito quest’anno: solo mini-correzione dello 0,1%

Frenata della crescita e dinamica della spesa devono far dimenticare la riduzione dell'1% del debito/Pil messa in programma per quest'anno. «Siamo ancora nell'ambito della stabilizzazione», ha spiegato in mattinata il ministro dell'Economia Giovanni Tria parlando alla Summer School di Confartigianato Imprese. «Vedremo gli ultimi dati – ha detto il ministro – ma quest'anno la correzione del debito sarà dello 0,1 per cento».


Il programma mancato
Un ritocco delle cifre ipotizzate ad aprile dall'ultimo Documento di economia e finanza targato Gentiloni-Padoan era nell'aria, perché il rallentamento della crescita (l'anno dovrebbe chiudersi con un +1,2%-1,3% invece dell'1,5% previsto nel Def) cambia ovviamente anche la curva dell'incidenza del debito. La cifra citata da Tria questa mattina, però, segna una frenata brusca, che in pratica rimette in discussione uno dei risultati chiave rivendicato dai governi a guida Pd della scorsa legislatura, cioè la stabilizzazione e poi la riduzione del debito. La «stabilizzazione» c'è stata (il debito era salito fino al 132% del Pil nel 2016 e si era attestato al 131,8% l'anno scorso), ma non la «riduzione» di un punto percentuale prevista per quest'anno.

Crescita e spese
Il livello finale dell'indicatore che campeggia nelle analisi degli investitori sull'Italia è figlio di due fattori. La riduzione del ritmo di crescita ha ovviamente pesato, ma da sola non basterebbe a spiegare un cambio di rotta così importante che dipende anche dalla dinamica della spesa. L'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato ha un suo ruolo, che però è limitato quest'anno (stimabile intorno al miliardo di euro, quindi poco più di mezzo decimale di Pil) e più importante il prossimo (intorno ai due decimali).

Manovra in salita
La strada, insomma, si fa in salita, ma questo non cambia le priorità della manovra indicate da Tria anche perché nell'ottica del ministro dell'Economia vanno misurate in base alle coperture, limitando gli spazi di flessibilità a quel che aiuta a bloccare gli aumenti Iva da 12,4 miliardi di euro. Sul pacchetto fiscale, quindi, Tria rilancia l'idea di avviare la riduzione del numero di scaglioni e dei livelli di aliquota, che farebbe partire il percorso graduale verso la Dual Tax in modo più ambizioso rispetto alla semplice riduzione dal 23% al 22% dell'aliquota applicata ai redditi più bassi.
Conferma anche per la partenza del reddito di cittadinanza che assorbirà anche le risorse (2,8 miliardi all'anno) già stanziate per il reddito d'inclusione avviato negli anni scorsi, e per i correttivi alla legge Fornero.

Il ruolo degli investimenti
Una grossa mano alla quadratura dei conti deve arrivare secondo Tria dal rilancio degli investimenti pubblici che sarà «il cuore» della manovra. «Anche con un semplice moltiplicatore 1 – ha detto Tria agli artigiani – con 9 miliardi di investimenti in più recupereremmo mezzo punto di deficit. Non è un'idea strana: è strano che non sia stato fatto prima».

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