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ipotesi 28-30 MILIARDI

Manovra: verso il rinvio del taglio Irpef, il focus sarà sulle imprese

Pochi interventi, ma incisivi. È la “filosofia” del governo che lavora alla prossima manovra di bilancio. Proprio in queste ore sta maturando l'ipotesi di rinviare al prossimo anno il taglio dell'Irpef. Nel 2019 dunque il focus sarebbe sulle imprese, poi nel 2020 ci sarà un segnale forte alle famiglie. I due interventi chiave del pacchetto fisco sarebbero la flat tax per i piccoli e la 'super-Ires', cioè l'imposta ridotta al 15% per gli utili reinvestiti in azienda. Gli staff economici dei due partiti di maggioranza proseguono nel lavoro di composizione della prossima legge di Bilancio e stanno restringendo il campo per evitare sforamenti dei conti.

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Manovra verso 28-30 mld, Lega-M5S puntano a 8 a testa
La prima manovra del governo Lega-M5S potrebbe arrivare a valere circa 28-30 miliardi. Di questi 12,4 servono per lo stop all’aumento dell’Iva che scatterebbe altrimenti nel 2019, mentre altri 16 miliardi (non i 10 circolati nelle scorse settimane) servono per l'attuazione delle misure portanti dei due partiti di maggioranza. I due partiti punterebbero ad ampliare la propria 'dote' a 8 miliardi a testa.

Le scelte di Lega e M5S
Secondo quanto riferito da fonti al lavoro sul dossier, con la sua dote da 8 miliardi la Lega punterebbe a finanziare il pacchetto fisco (senza però intervento sull'Irpef) e le pensioni, con l'obiettivo di consentire il trattamento di quiescenza a chi raggiunge «quota 100» con 62 anni di età e «quota 41 e mezzo» senza limiti anagrafici. Il M5S l’avvio del reddito di cittadinanza, a partire dalla pensione di cittadinanza. L’intervento che porterebbe a 780 euro le pensioni minime dal 1° gennaio 2019 è stato confermato dal viceministro all’Economia Laura Castelli (M5S),

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Calcoli e simulazioni in corso
Calcoli e simulazioni sono in corso: se si rinvia l'intervento sull'Irpef si potrebbe anche fare slittare la tagliola sulle tax expenditures, nodo sempre delicato e proprio per questo mai affrontato anche dai precedenti governi. La copertura, circa 1,5 miliardi, andrebbe cercata per l'ampliamento del regime forfettario per i piccoli, puntando anche, almeno dal secondo anno, sull’effetto emersione. La 'super-Ires' sugli utili reinvestiti in azienda (con l'aliquota ridotta al 15% dal 24%) sarebbe invece finanziata dalle risorse oggi destinate all'Ace, un contributo alle imprese che sarebbe 'assorbito' dalla nuova misura così come iper e superammortamento.

Margini stretti per la manovra
La manovra approderà sui tavoli di Bruxelles entro il 15 ottobre prossimo. Dopo l’ennesimo scontro tra l'Ue e l'Italia, l'incertezza che ancora circonda la scelta dei provvedimenti destinati a finire nella prossima legge di bilancio tiene con il fiato sospeso la Commissione Ue. Preoccupata anche dalla notizia delle dimissioni di Massimo Nava, già alto funzionario dell'esecutivo europeo, dalla carica di presidente della Consob. Nella sua ultima raccomandazione, la Commissione ha chiesto all'Italia un aggiustamento strutturale di 0,6 punti del Pil sul 2019, ma potrebbe accontentarsi anche dello 0,1. Un obiettivo conseguibile, si fa osservare a Bruxelles, se il deficit nominale non sarà fissato oltre l'1,6-1,7% del Pil. Se la correzione fosse inferiore o ci fosse addirittura un aumento del deficit, la Commissione sarebbe invece costretta a chiedere un intervento correttivo prima ancora di esprimere il suo parare sulla manovra, atteso per il 30 novembre. Sul fronte della flessibilità, i margini di manovra sono molto ridotti. Anche perchè gli esperti ricordano che, se solo ci fosse il sospetto di una forzatura delle regole, chiunque potrebbe denunciare la Commissione alla Corte di giustizia Ue.

Nuova tranche di spending
Altre risorse arriverebbero da una nuova tranche di spending review, ancora in via di modulazione, mentre coperture una tantum giungerebbero dalla pace fiscale (calcolata in 15 miliardi, spalmati però su più anni). Con queste risorse, viene spiegato, si potrebbero finanziare misure che hanno bisogno di una copertura iniziale, come la cedolare secca sugli affitti per negozi e attività commerciali, che poi si autofinanzierebbe grazie al maggiore numero di contratti di locazione e all’effetto emersione dal nero già registrato anche per la cedolare sugli affitti delle abitazioni.

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