Un farmaco su 4 acquistato in farmacia è un generico. E le cure senza brevetto sono in continua crescita sia sul fronte dei farmaci tradizionali che nel comparto dei biologici: nel primo semestre dell'anno (dati Assogenerici) i prodotti equivalenti hanno assorbito il 22% dei consumi in farmacia e sono cresciuti del 12,1% in valore rispetto al 2017, mentre i biosimilari hanno conquistato il 12% del mercato e sono in salita del 28% in volumi. Un trend che continuerà anche in futuro e che con l'arrivo delle nuove scadenze brevettuali farà risparmiare il Servizio sanitario nazionale. Entro il 2023 andranno infatti in scadenza farmaci che determinano una spesa di 3,1 miliardi di euro l'anno; nel triennio 2018 – 2020, con l'arrivo dei farmaci equivalenti di diverse molecole in scadenza di brevetto, si raggiungeranno risparmi cumulati superiori a 800 milioni di euro. E la spesa farmaceutica si ridurrà anche sul fronte dei farmaci biosimilari: il valore del mercato dei principali prodotti biologici che perderanno la protezione brevettuale tra il 2018 e il 2022 ammonta a circa 1 miliardo di euro.
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Sui consumi Italia a due velocità
Sui consumi l'Italia resta però a due velocità. Quando il paziente meridionale arriva in farmacia per rifornirsi di un farmaco
essenziale o destinato a malattie croniche, tende a scegliere il prodotto brand ed è pronto a pagare il differenziale di prezzo,
che complessivamente in un anno supera il miliardo di euro. Un paradosso ancora irrisolto. I consumi di farmaci equivalenti
si concentrano soprattutto nelle regioni più ricche del Nord Italia (36,5% a unità; 27,1% a valori), mentre risultano distanziati
il Centro (26,8%; 20,2%) e il Sud Italia (21,5%; 16,2%), dove i cittadini di un'area economicamente più svantaggiata continuano
a spendere soldi di tasca propria preferendo il medicinale originator . A separare Nord da Sud sono ben 15 punti percentuali
a unità e 11 punti percentuali a valori.
La classifica dei consumi equivalenti
A guidare la classifica dei consumi di equivalenti è la Provincia Autonoma di Trento, con il 42,5% sul totale delle confezioni
dispensate dal Ssn nel periodo gennaio-giugno. A seguire la Lombardia e l'Emilia Romagna. Fanalino di coda Calabria (19,5%),
Basilicata (19,8%), Campania e Sicilia (21% a pari merito). Ammonta infine a 561 milioni di euro il totale del differenziale
di prezzo pagato dai cittadini nel primo semestre dell'anno per ottenere il branded a brevetto scaduto invece del generico.
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