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Tex Willer, il segreto del successo del più longevo eroe a fumetti

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i 70 anni del personaggio di bonelli

Tex Willer, il segreto del successo del più longevo eroe a fumetti

«Per tutti i diavoli! Che mi siano ancora alle costole?». Mulinando le sue fumanti colt 45, in una delle gole selvagge del Rainbow Canyon, Tex irrompe nelle edicole italiane il 30 settembre 1948. Un anno che lascia il segno, con la vittoria della Democrazia Cristiana sul fronte Popolare. Poi a luglio l’attentato a Palmiro Togliatti che porta l’Italia sull’orlo della guerra civile mentre Gino Bartali, incitato da una telefonata di Alcide de Gasperi, va incredibilmente a vincere il Tour de France.

In un Paese ancora segnato dalle sofferenze e dalle macerie della guerra, ma che ha una grande voglia di risalire la china, grazie anche agli aiuti del piano Marshall, Gian Luigi Bonelli dà vita, con i disegni di Aurelio Galeppini (in arte Galup), alla prima puntata («Il Totem misterioso») del ciclo d’avventure di Tex Willer.

Un debutto in sordina con un albo a striscia di 32 pagine, un formato diventato poi famoso per la facilità con cui poteva essere nascosto nei libri di scuola. Roba da ragazzacci. Il successo arriverà piano piano quasi sorprendendo lo stesso autore.

Come tutti i grandi personaggi, infatti, Tex è nato per caso. Bonelli, a corto di soldi, buttò giù una storia su un pistolero affidandola a Galup, perchè la disegnasse. Sembrava un mezzo fiasco. Poi comincia a crescere senza più fermarsi arrivando a vendere fino a 600mila copie. Numeri incredibili, ora in parte ridimensionati, ma che lo collocano ancora in vetta nel mondo dei fumetti. Di sicuro uno degli eroi più longevi.

Tex Willer, lintervista alleditore Sergio Bonelli

Domanda inevitabile: perchè dopo 70 anni di cazzotti e cavalcate siamo ancora qui a parlare di Tex Willer? Perché gli si dedicano mostre, saggi, film e documentari? E come ha fatto un fumetto, ambientato in mondo così lontano e anacronistico, a resistere a qualsiasi urto della storia, alla caduta del Muro di Berlino, alla crisi dei grandi partiti, al nuovo secolo, e al declino del fumetto di carta, anche lui assediato dagli smartphone e dai social?

Una risposta sola non c’è. Viene da dire perchè sì. Perché in fondo al cuore di molti ragazzi e soprattutto ex ragazzi sonnecchia una umanissima voglia di mandare a gambe all’aria il gommoso tran tran della vita quotidiana. Le piccole grandi noie quotidiane. Tex, pur essendo profondamente antipolitico, mantiene sempre una fortissima vocazione civile: se trova un prepotente, o un burocrate, che s’approfitta dei suoi poteri lo fa saltare dalla sedia come un sacco di patate. Oggi in tempi in cui si fa un gran parlare di nuovi diritti dei cittadini e di democrazia diretta, Tex acquista una rinnovata attualità. Un leader nascosto. Ranger atipico, addirittura amico degli indiani e capo dei Navajos con nome di «Aquila della notte», Tex continua a piacere perché, pur non facendo prediche, è più forte di ogni ingiustizia, della burocrazia e dei furbastri, che dietro ogni angolo del West e della nostra vita, tentano di fregarci.

Cosi l’appuntamento al sette di ogni mese con questo ranger incorruttibile è diventato un piccolo antidoto in bianco e nero, e a volte anche a colori, ai nostri grigi quotidiani. La fiaba non ha colore, non ha età. Il West di Tex è solo il luogo prescelto a celebrare il rito che si ripete dal tempo dei miti: il conflitto tra il bene e il male, tra gli uomini di buona volontà e chi cerca le scorciatoie . Così Tex e i suoi pard (Kit Carson, Tiger e il figlio Kit) sono giusti, e coraggiosi, perfino antirazzisti, in un mondo dove gli indiani erano considerati solo dei pericolosi selvaggi. È questa coerenza monocorde a garantire la forza e la presa della saga.

La storia di Tex è anche la bella storia di un padre e un figlio che, pur con caratteri e sensibilità diverse, si sono passati il testimone dell’azienda portandola ognuno coi suoi talenti, a un sempre maggiore successo.

Gianluigi Bonelli era un versatile scrittore di romanzi d’avventure, amante di Salgari e Conrad, ma che vestiva e parlava come un coriaceo sceriffo di Kansas City. Abitava nella vecchia Milano, in via Mac Mahon, in una casa popolare, con un campanello che riproduceva il suono dello sparo di un fucile. Pur essendo scrittore di talento, e anche poeta, non ha mai patito che la sua celebrità fosse legata al successo del fumetto. «Sono felice d’aver legato il mio nome a Tex. Io sono come lui, un ribelle a tutte le leggi e agli ordinamenti. Se vedo un uomo in divisa , cambio subito strada. Io non li sopporto. Come non sopporto i prepotenti e gli arroganti».

Ma se Gian Luigi Bonelli è stato l’inventore di Tex, va detto che a dargli lunga vita, trasformando una casa editrice a carattere familiare in un dinamico laboratorio d’arte popolare, è stato proprio il figlio, Sergio Bonelli. Fu Sergio a far crescere Tex facendo diventare albi di oltre cento pagine le striminzite avventure a strisce dei primi anni.

Grande editore, ma anche sceneggiatore e inventore di altri personaggi storici, come Zagor , Mister No fino a Dyland Dog, l’indagatore dell’incubo, nato negli anni Ottanta dalla onirica penna di Tiziano Sclavi.

«Il fumetto - diceva Sergio Bonelli - sembra una cosetta popolare, ma invece è una cosa complicata, importante, con una struttura raffinata. Bisogna aver voglia di capirla, mettere in relazioni, parola e disegni, trama e azione».

Milanese di ringhiera, e attento osservatore della vita e dei cambiamenti, Bonelli ha anche “modernizzato” un personaggio tutto d'un pezzo come Tex aprendolo all'ironia e al dubbio, con una visione più sfumata dell'intramontabile conflitto tra buoni e cattivi. Anche per questo piace. Perchè, pur continuando ad essere infallibile con le colt 45, ogni tanto si concede una pausa con quel “vecchio reprobo” di Kit Carson, il suo burbero pard, con cui ama dividere bistecche alte due dita innaffiate da schiumanti birre fresche .

Ma anche Tex è incalzato dai tempi che corrono sempre più veloci. Con la tv e il computer che invadono il tempo libero dei nuovi lettori, la sfida di questo fumetto è stata quella di alzare sempre la qualità, di cogliere a suo modo lo spirito del tempo. Una sfida sempre più difficile. Anche perchè il fascino di Tex, diciamolo, è la sua resistenza alle mode. Cambiano i gusti, i modi di comunicare, di viaggiare e anche di fare la guerra. Ma Tex, tetragono a qualsiasi crisi, continua a rifornire di mascalzoni le caldaie di Satanasso. E senza comunicarlo ai suoi followers.

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