In vigore da venerdì 5 ottobre il decreto legge in materia di Sicurezza e Immigrazione. Il provvedimento (dl 113/2018) è stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» 231 del 4 ottobre.
Dopo averlo firmato, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella quale si avverte «l’obbligo di sottolineare che, in materia, come affermato nella Relazione di accompagnamento al decreto, restano “fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato”, pur se non espressamente richiamati nel testo normativo, e, in particolare, quanto direttamente disposto dall’art. 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia».
L'articolo 10 della Costituzione afferma che «l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici».
A pochi minuti dalla firma di Mattarella, è arrivato il commento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini. «Finalmente dopo tante polemiche e tanti che dicevano Mattarella non firmerà, oggi il presidente ha firmato il decreto migranti e sicurezza: “ciapa lì e porta a cà», ha affermato in una diretta su facebook dal suo ufficio del Viminale. «Ho detto al presidente che rispettiamo la Costituzione ma non vogliamo passare per fessi», ha aggiunto. «Finalmente c’è un decreto - ha continuato -, a firma di Salvini, che comincia dalla settimana prossima il suo viaggio in Parlamento. Potrà essere migliorato ma non mollo di un millimetro: su espulsioni, cittadinanza, permessi umanitari non torno indietro. Sono stanco, ma contento».
Il testo del decreto è stato limato e ritoccato in un lavoro certosino dei tecnici del Viminale, ma l'impianto iniziale nei suoi fondamenti non è variato. Resta così l'abrogazione della protezione umanitaria, uno dei punti fondamentali nella strategia del vicepremier leghista. Si amplia la lista dei reati che in caso di condanna definitiva sono causa di diniego o revoca dello status di rifugiato: violenza sessuale; produzione, traffico e detenzione di stupefacenti; rapina ed estorsione; violenza o minaccia a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e gravissimne, mutilazione degli organi genitali femminili; furto efurto in abitazione aggravati dal porto di armi o di droghe. L'articolo 10 poi stabilisce che se il richiedente asilo è sottoposto a procedimento penale o ha una condanna non definitiva per questi reati, il questore lo comunica al più presto alla commissione territoriale che «provvede nell'immediatezza all'audizione dell'interessato».
Anche il rilascio della cittadinanza si fa più severo. Raddoppia da 24 a 48 mesi il termine per la concessione, sia per motivi di residenza sia per matrimonio. E scatta la revoca in caso di condanne definitive per reati di terrorismo o appartenza ad associazioni sovversive. È stato stralciato dal decreto firmato dal capo dello Stato l’articolo 39 che conteneva norme sulla giustizia sportiva. Queste norme sono confluite in un apposito decreto legge.
Il vicepremier ha commentato l’iniziativa a cui parteciperanno alcuni parlamentari di Leu. «Ho saputo che c’è una nave dei centri sociali che vaga per il Mediterraneo per una missione umanitaria e proverà a sbarcare migranti in Italia. Fate quello che volete - ha affermato -, prendete il pedalò, io sono democratico, andate in Tunisia, Libia o Egitto, ma in Italia nisba. Potete raccogliere chi volete però in Italia non ci arrivate».
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