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Sicurezza e immigrazione: le nuove mosse di Salvini

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la strategia del viminale

Sicurezza e immigrazione: le nuove mosse di Salvini

Celebrato il rito tradizionale del Ferragosto, Matteo Salvini vedrà molto vicina la ripresa dei lavori al Viminale insieme a quella in Parlamento. L’agenda politica nei prossimi giorni sarà fatta soprattutto di tweet, interviste e uscite in pubblico. Al di là del Consiglio dei ministri di oggi sul ponte Morandi crollato a Genova, le altre scadenze dell'azione di governo sono ravvicinate. Il pacchetto immigrazione e sicurezza, già annunciato a più riprese dal ministro dell'Interno, è quasi pronto. E non sarà l’unico dossier del Viminale da risolvere.

A settembre il decreto legge
Traguardo di ogni ministro dell'Interno ma ormai anche di tutti i recenti governi, il provvedimento su migranti e pubblica sicurezza vedrà la luce tra la fine di agosto e i primi di settembre secondo le attuali previsioni. In Consiglio dei ministri prima e poi in Parlamento dove non si escludono sorprese. L’architettura è ormai delineata: un rafforzamento di una serie di norme antimafia, di sicurezza urbana ma soprattutto numerose disposizioni in materia di migranti. Con l'indicazione di una serie di reati in grado di far scattare l'espulsione per i richiedenti asilo. Una stretta severa, se non l'abolizione, sulla cosiddetta protezione umanitaria, riconoscimento oggi concesso nel 26,9% delle istanze, mentre lo status di rifugiato arriva nel 7,1% dei casi e la “sussidiaria” nel 5%, come racconta il dossier statistico presentato oggi da Salvini. In previsione anche misure di restrizione sull'iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo: non si discute com'è ovvio il diritto ad avere un documento di riconoscimento e di identità, ma potrebbero esserci limitazioni all’accesso dei servizi comunali.

Il testo arriverà a palazzo Chigi dopo il cosiddetto “concerto” con gli altri dicasteri interessati – Economia, Esteri, Giustizia – e sarà approvato dal governo dopo la tradizionale verifica di costituzionalità della presidenza della Repubblica. Non si può escludere l'introduzione di novità in Parlamento: si parla, per esempio, di una norma contro «l’accattonaggio molesto». Ma almeno in passato una previsione del genere fu bocciata senza appello.

Libia e Tunisia, priorità assolute
Il calo degli sbarchi è ormai permanente, le cifre degli arrivi sono ormai ai minimi termini. Dall’inizio del 2018 sono arrivati in Italia 19.259 immigrati rispetto ai 97.313 dello stesso periodo 2017, la diminuzione è del -86,94%. La questione, però, è tutt'altro che risolta. Il flusso dalla Tunisia resta costante, quasi quotidiano: negli ultimi dodici mesi in testa alla classifica degli sbarchi ci sono proprio i tunisini (8.628, il 20% del totale) seguiti da eritrei (4.586, 11%), nigeriani (3.089, 7%) e sudanesi (2.971, 7%).

Le partenze dalla Tunisia, insieme a quelle da Algeria e Marocco, preoccupano anche più di quelle dalla Libia, perché il rischio di imbarchi di sospetti terroristi da quei Paesi è più alto. In ogni caso il dossier Tunisi resterà in testa nell’ordine del giorno dei lavori. Quello della Libia è invece uno scenario più complesso ma soprattutto strategico. Non solo perché resta l’approdo principale dei flussi di migranti africani ma anche perché è diventato sempre di più un obiettivo internazionale della Francia. Con gli Stati Uniti che sembrano aver ripreso un certo interesse per Tripoli e non sono certo grandi sostenitori di Parigi. In questo contesto Salvini e l’intero governo stanno giocando una partita complessa e delicata. A settembre è prevista una conferenza internazionale in Italia, in prima linea il ministero degli Esteri. Ed è annunciata una visita in Libia del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Nomine in arrivo, rivoluzione al Viminale
Al ministero dell'Interno se ne parla da mesi, nelle prossime settimane si vedranno le decisioni. Al Consiglio dei ministri Salvini dovrà portare un ampio movimento di prefetti dettato per necessità dalle scadenze per età degli attuali incarichi. Milano innanzitutto a settembre, come ha ricordato il ministro nella sua audizione programmatica in Parlamento. Poi Roma agli inizi del 2019, forse anche Napoli. Ma per limiti di età lasceranno entro maggio dell'anno prossimo anche quattro prefetti del dipartimento di Pubblica sicurezza guidato da Franco Gabrielli: il vicecapo vicario, il vicecapo con delega alla Criminalpol, il caposegreteria del dipartimento e il direttore delle Specialità. E il questore di Roma.

Il quadro si arricchisce di un provvedimento in arrivo per tagliare 29 posti di prefetto: non più sedi di prefettura, sembra l’orientamento assunto dal Viminale, ma posti al ministero. Il valzer delle poltrone sarà ampio e disegnerà una nuova mappa del potere all'Interno. Senza dimenticare la voce in capitolo di Salvini, come vicepresidente del Consiglio dei ministri, per le nomine all’intelligence. Le proroghe previste dal governo Gentiloni per i vertici fino ad aprile 2019 potrebbero proseguire o essere revocate già a settembre con nuovi direttori. Di certo Salvini, vista la delicatezza del dossier Libia, seguirà molto da vicino quella dell'Aise, l'agenzia informazioni e sicurezza esterna.

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