Se la coperta delle risorse disponibili è corta, il filtro per l'accesso al reddito di cittadinanza si fa più severo. Non c'è ancora nulla di ufficiale, ma la pubblicazione della Nota di aggiornamento al Def con lo stanziamento previsto per reddito e pensioni di cittadinanza (9 miliardi di euro, più un altro miliardo per rilanciare i Centri per l'impiego) evidenzia la necessità di una correzione di rotta per la principale misura promessa dal M5S al suo elettorato.
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A cambiare, rispetto ai primi annunci, dovrebbe essere soprattutto la durata del sussidio mensile da 780 euro a scalare: non più per tre anni ma al massimo per due (come sostiene il presidente leghista della commissione Bilancio della Camera Carlo Borghi), anche se si starebbe valutando un limite ancora più basso a 18 mesi.
Formazione e lavori di pubblica utilità
In ogni caso, e sotto questo aspetto nulla cambia, l'assegno non verrà elargito a chi rifiuta più di 3 proposte di lavoro
«congrue» (cioè «eque e non lontane dalla residenza»), non frequenti i corsi di aggiornamento professionale e non si metta
a disposizione del proprio Comune per lavori di pubblica utilità nell’ambito di un Programma reddito di cittadinanza. In
caso di assunzione prima della scadenza, l'importo dell'assegno potrebbe trasformarsi in incentivo a favore dell'azienda.
La pensione di cittadinanza sarà invece modulata tenendo conto della situazione familiare, anche con riferimento alla presenza
di persone con disabilità o non autosufficienti.
Attesa per i dettagli nel “collegato” alla manovra
La conferma che il cantiere dei criteri di accesso alla misura è ancora aperto arriva dal premier Giuseppe Conte, che parla
di una platea di circa 5 milioni di destinatari, 1,5 milioni in meno di quella annunciata solo la scorsa settimana dal vicepremier
Di Maio. Segno che i tecnici ministeriali sono ancora al lavoro, e bisognerà attendere la presentazione della legge di Bilancio
(cui sarà collegato il ddl sul reddito di cittadinanza) saper capire l'esatto punto di caduta.
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I tre criteri confermati
Confermati invece, almeno per ora, gli altri tre criteri generali previsti dal contratto di Governo M5S-Lega per il reddito
minimo. Il primo è il possesso della cittadinanza italiana (a prescindere dall'etnia); gli stranieri ne avranno diritto a
condizione di essere residenti in Italia da almeno 10 anni. Il secondo criterio è avere un reddito annuo al di sotto della
cosiddetta “soglia di povertà” sia in termini di reddito vero e proprio che di patrimonio (immobili, rendite, depositi eccetera),
il tutto “certificato” dall'Isee (l'Indicatore sintetico della situazione economica equivalente), che dovrà attestarsi, per
un single, entro i 9.360 euro l'anno, pari a 780 euro al mese. Terzo criterio, la già ricordata ricerca attiva del lavoro
(con formazione e iscrizione ai Centri per l’Impiego) e l’involontarietà della disoccupazione.
«Affitto imputato» e inasprimento delle pene
Di Maio, dopo aver fissato a marzo l’avvio della misura di sostegno, ha smentito che il reddito di cittadinanza non verrà
riconosciuto ai disoccupati che abitino in un immobile di proprietà: in quel caso l'assegno sarà però decurtato di quello
che ha chiamato «affitto imputato» (una cifra variabile tra i 200 e i 400 euro, a seconda dei componenti del nucleo familiare),
per tener conto della spesa non necessaria per l'affitto. Altri paletti “di fatto” per i 780 uro destinati a disoccupati,
inoccupati e famiglie in povertà sono la previsione di una serie di controlli mirati affidati alla Guardia di finanza. E l'inasprimento
delle norme per i “furbetti” che dichiarano il falso con la possibilità di finire in carcere fino a sei anni per questo genere
di reato e per z dichiarazioni non conformi alla legge.
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