Il quadro macroeconomico programmatico «appare ottimistico alla luce delle attuali tendenze del ciclo economico internazionale». È quanto tiene a rilevare la Corte dei conti nel corso dell'audizione in Parlamento sulla Nadef. «La traiettoria disegnata « non appare rassicurante» e «il profilo di riduzione del rapporto debito/Pil non è linea con la regola del debito».
Dati gli scenari prospettati «si può valutare che anche laddove gli obiettivi posti per il 2021 in termini di avanzo primario, crescita e costo medio del debito fossero pienamente conseguiti e mantenuti negli anni successivi» la regola del debito fissata a livello europeo «continuerebbe a non essere rispettata per un lunghissimo periodo. La discesa del debito/Pil sotto la soglia del 100% avverrebbe dopo il 2032». La Corte dei conti in audizione in Parlamento conferma l'ipotesi formulata poco prima dalla Banca d'Italia e segnala anche, come Palazzo Koch, che la Nota non presenta analisi di sensitività rispetto ai rischi per il debito, come nelle passate edizioni.
Oltretutto per i giudici «il ripetersi di modalità di prelievo (sanatorie fiscali o mitigazioni del prelievo su limitate tipologie di soggetti) che, pur dettate dall'intento di riequilibrare e, ove possibile, alleggerire l'onere fiscale, può incidere sulla stessa percezione di equità fiscale o introdurre nuove distorsioni nelle scelte adottate nel mondo del lavoro». Angelo Buscema, presidente della Corte, torna pertanto ad auspicare durante l'audizione sulla nota al Def una «più strutturale rivisitazione del sistema impositivo». Allo stesso tempo, viene osservato, «interventi a favore dei trattamenti previdenziali e delle politiche di assistenza che puntino al contrasto della povertà devono essere adottati senza mettere a rischio la sostenibilità finanziaria del sistema».
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