Le turbolenze di Piazza Affari e la reazione dei mercati alle tensioni tra Governo italiano e Unione europea dopo la nota di aggiornamento al Def per il momento sembrano limitate all'Italia, ma non è escluso un rischio contagio. Tuttavia, secondo l'agenzia di rating Dbrs, il rischio di un'uscita di Roma dall'Eurozona appare remoto.
«Al momento, la reazione dei mercati sembra limitata all'Italia, ma non si può escludere un possibile effetto contagio, nel caso in cui la situazione dovesse deteriorarsi», ha detto a Radiocor Carlo Capuano, assistant vice president, Global Sovereign Ratings di Dbrs. Guardando avanti in particolare due fattori saranno da tenere sotto attenta osservazione: «La comunicazione, che è cruciale quando un nuovo Governo vuole spiegare chiaramente la propria politica. E i benefici potenzialmente limitati delle misure che saranno incluse nel budget», ha detto Capuano, spiegando che «la politica deve trovare un compromesso e finora si è visto poco margine per questo».
In quest'ottica, se i negoziati con la Commissione europea dovessero portare a una revisione al ribasso dei target fiscali (la manovra prevede un rapporto deficit/Pil al 2,4% per il 2019, al 2,1% nel 2020 e all'1,8% nel 2021), «le preoccupazioni dei mercati potrebbero allentarsi, viceversa, se questo non dovesse succedere, entreremmo in acque sconosciute e i mercati potrebbero reagire in modo negativo».
Tuttavia, nonostante il braccio di ferro tra Roma e l'Ue, il rischio di un'uscita dell'Italia dall'Eurozona appare remoto: «Non possiamo escludere che le tensioni tra Commissione europea e Governo italiano si inaspriscano ma il rischio di un'uscita dell'Italia dall'Eurozona appare remoto, tanto più che non esiste un modo per uscire dall'euro senza uscire dall'Unione europea», ha detto Capuano, precisando che «un'eventuale uscita dall'euro sarebbe economicamente e politicamente costosa, non solo per l'Italia».
Secondo l'economista, “la nuova coalizione di Governo sembra molto interessata a ottenere consenso in vista delle elezioni europee del prossimo anno e probabilmente spera che emergerà nuova governance”, soprattutto per quanto riguarda temi come immigrazione e disuguaglianza di reddito, “temi che giocano ora un ruolo significativo nella politica italiana”.
Crescita verso revisione al ribasso
Per l'agenzia di rating Dbrs nel 2018 la crescita del Pil italiano potrà essere inferiore all'1,3% stimato a luglio. «Si è
visto un ulteriore deterioramento del contesto di crescita economica che potrebbe fare scendere il Pil reale leggermente al
di sotto dell'1,2% quest'anno», ha detto a Radiocor Carlo Capuano, assistant vice president, Global Sovereign Ratings di Dbrs,
sottolineando che «tuttavia anche con una crescita più bassa, il rapporto debito/Pil dovrebbe continuare a calare nel 2018».
Il Fondo monetario internazionale attende un rapporto debito/Pil al 130,3% quest'anno, in calo dal 131,8% del 2017. Per quanto
riguarda invece il rating sovrano, attualmente pari a “Bbb high”, con trend stabile, l'agenzia non ha in programma per il
momento una revisione. «Vogliamo avere più dettagli sulle misure fiscali e valutare la portata delle misure compensative.
È importante capire se queste ultime saranno una tantum o strutturali. Allo stesso tempo, non escludiamo che potenziali negoziati
con la Commissione europea possano indurre il Governo italiano a rivedere al ribasso i target fiscali», ha detto Capuano.
La nota di aggiornamento al Def prevede un rapporto deficit/Pil al 2,4% per il 2019, al 2,1% nel 2020 e all'1,8% nel 2021.
«Ci sono problemi strutturali che influenzano l'outlook economico italiano: bassa crescita della produttività, condizioni demografiche avverse a causa del basso tasso di natalità e dell'invecchiamento della popolazione. Nel breve termine, una escalation delle tensioni commerciali potrebbero avere un forte impatto sul settore delle esportazioni. Internamente, invece, il comparto costruzioni continua a essere in difficoltà», ha aggiunto Capuano.
© Riproduzione riservata