BRUXELLES - La Commissione europea, che lunedì sera 15 ottobre ha ricevuto il bilancio programmatico del governo Conte, si vuole diplomatica, ma ferma. In una intervista a Radio 24 e ad altre emitenti radiofoniche e televisive italiane, il presidente dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker ha ribadito che la Finanziaria così com'è stata approvata dal consiglio dei ministri a Roma è in evidente violazione con il Patto di Stabilità. Bruxelles è pronta al dialogo, ma deve far rispettare le regole di bilancio.
«Le finanze pubbliche italiane mi preoccupano molto, ma non abbiamo pregiudizi, discuteremo con i nostri amici italiani nello steso modo in cui discutiamo con gli altri paesi membri, non ci sono pregiudizi», ha detto il presidente Juncker. La Commissione, ha aggiunto, non interviene sulle scelte specifiche della legge di bilancio italiana, ma deve analizzare il «risultato finale, il saldo». Ciò è vero solo in parte perché annualmente Bruxelles invia a Roma specifiche raccomandazioni nazionali.
Secondo l'ex premier lussemburghese, «a prima vista c'è uno scarto tra ciò che è stato promesso e ciò che il governo ha presentato
oggi». Il presidente della Commissione ha quindi spiegato che avere nei confronti dell'Italia un atteggiamento troppo accomodante
avrebbe un impatto disastroso sull'intera zona euro. «Se accettassimo tutto quello che il governo italiano ci propone, avremmo
delle controreazioni virulenti da parte di altri paesi della zona euro».
Lo sguardo corre alle conseguenze che una applicazione à la carte del Patto avrebbe sui partiti più euroscettici o estremisti
del Nord Europa: Alternative für Deutschland in Germania, il Partito per la Libertà (PVV) in Olanda, il Partito della Libertà
(FPÖ) in Austria. Molti di questi movimenti si rafforzerebbero inevitabilmente, mettendo ulteriormente a rischio la stabilità
della zona euro. Anche per questo motivo, la Commissione europea nel valutare il bilancio italiano si vorrà più ferma che
in passato.
Il presidente Juncker ha poi ricordato che il governo italiano, sia quello attuale in giugno, che quelli precedenti negli anni passati, avevano preso impegni chiari. «L'Europa funziona secondo regole prestabilite prima dell'arrivo dei governi. Come nel diritto amministrativo francese, c'è una continuità di servizio pubblico. I nuovi governi devono rispettare la parola data nel contesto internazionale e in Europa. Soprattutto quando loro stessi hanno adottato le raccomandazioni della Commissione per il 2018 e 2019».
Il deficit pubblico per il 2019 è previsto dal governo Conte al 2,4% del Pil, rispetto a un target dell’esecutivo precedente
dello 0,8% del Pil. La procedura comunitaria vuole che la Commissione europea abbia una settimana dalla data di ricezione
della Finanziaria per chiedere ragguagli al governo in questione, e due settimane per respingere il testo e chiederne una
nuova versione. Mai finora la Commissione è giunta al punto di bocciare una Finanziaria nazionale.
Jean-Claude Juncker ha ribadito che l'appartenenza alla moneta unica è fondamentale, perché «l'euro innanzitutto ci protegge, compresi gli italiani. Se non ci fosse l'euro, l'Italia sarebbe in una posizione fragile». «Non vorrei drammatizzare troppo la questione del bilancio italiano, ma vorrei che tornassimo nel campo di applicazione, non stretto, ma ragionato e saggio delle regole europee», ha aggiunto il presidente Juncker, a conferma di un atteggiamento tutto sommato dialogante, almeno nella forma se non anche nella sostanza. «Dire che sono contro l'Italia è una menzogna, una stupidaggine», ha precisato, ricordando il suo ruolo negli anni ’90 perché il paese entrasse nella zona euro nel gruppo di testa.
Qualche giorno fa il commissario agli affari monetari Pierre Moscovici aveva detto che nella vita politica italiana vi sono esponenti xenofobi. Il presidente della Commissione europea non ha voluto seguire questa strada. A un certo punto, tuttavia, riferendosi apparentemente al vice premier Matteo Salvini ha affermato: «In Italia, anche altrove ma non ovunque, l'Europa è minacciata dagli slogan di quelli che cercano dei colpevoli e non amano quelli che propongono delle soluzioni».
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