Un lavoratore che decidesse di andare in pensione con quota 100 a 62 anni e 38 di contributi, in anticipo di cinque anni rispetto
all'età di vecchiaia, potrebbe dover rinunciare a circa il 21% rispetto all'assegno che avrebbe preso a 67 anni. Lo ha detto
il presidente dell’Inps Tito Boeri in una audizione alla Commissione Lavoro della Camera. Il presidente dell'Inps a proposito dell'assegno potenziale
che si potrebbe percepire con quota 100 ha fatto l'esempio di una retribuzione media di un dipendente pubblico di 40.000 euro
lordi l'anno e una pensione attesa di 30.000 euro in uscita nel 2019. «Se il calcolo è interamente retributivo fino al 2011
e poi contributivo - ha detto - uscendo cinque anni prima si rinuncia a circa 500 euro al mese (lordi) che si sarebbero presi
uscendo a 67 anni. In pratica a 67 anni si prenderebbe una pensione da 36.500 euro ma avendo versato contributi per altri
cinque anni. Se invece si va in pensione prima non si versano contributi e si prendono 150.000 (30.000 per cinque anni) euro
di assegni in più». Chiaramente chi opta per quota 100 avrà una pensione “strutturalmente” più bassa rispetto a chi aspetta
di raggiungere i 67 anni di età, perché non ha versato cinque anni di contributi.
In merito alle pensioni d’oro, Boeri ha detto che si può arrivare a un risparmio di 300 milioni l'anno se si riduce la soglia per l’intervento a 78.000 euro lordi dai 90.000 attuali. Un altro modo per aumentare i risparmi e arrivare a quanto annunciato dal Governo (un miliardo in tre anni, ndr) è il blocco della perequazione per le prestazioni superiori a sei volte il minimo (3.000 euro al mese) su modello dell'intervento del Governo Letta.
Il presidente dell'Inps ha sottolineato che il riferimento attuale per il taglio delle cosiddette pensioni d'oro è a 90.000 euro lordi di pensione e che la norma dovrà essere comunque scritta con il riferimento dell'importo di pensione al lordo delle tasse. Le persone che hanno un reddito da pensione superiore a 90.000 euro lordi sono 44.000 e di queste 29.000 dovrebbero essere interessate al provvedimento. I tagli medi previsti sono per l'8% dell'importo con punte del 23%. Con questa soglia - ha insistito - «si risparmierebbero 150 milioni l'anno».
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Boeri: costo misure pensioni da 7 mld in 2019 a 17 mld in 2021
Sul fronte pensioni, per Boeri «l’insieme delle misure annunciate, anche in Legge di Bilancio, costerebbe 7 miliardi il primo
anno». Il costo «salirebbe a 11,5 miliardi nel 2020 e quasi 17 miliardi, un punto di Pil, nel 2021». Boeri ha fatto riferimento
«all’impatto finanziario della cosiddetta 'quota 100', 'opzione donna', ape sociale e mancato adeguamento alla speranza di
vita dei requisiti anagrafici e contribuivi». Gli interventi del Governo sul sistema previdenziale potrebbero costare 140
miliardi nei primi 10 anni.
Dal 2046 in poi, la spesa dovrebbe scendere perchè le persone saranno andate in pensione in anticipo e con assegni più bassi rispetto a quelli che avrebbero ottenuto andando a riposo con le regole attuali. Il calcolo è legato all'introduzione della quota 100, al blocco immediato dell'adeguamento dell'aspettativa di vita sui contributi necessari alla pensione anticipata e al blocco dopo il 2019 dell'adeguamento sull'età di vecchiaia.
Con finestre 'fisse' risparmio da 300 milioni
Non ci sono ancora dettagli sulle finestre per le uscite anticipate per la pensione nel 2019 ma a fronte di una finestra trimestrale
“fissa” (si maturano i contributi e si esce nella prima finestra disponibile nell’anno) si potrebbero risparmiare 300 milioni
mentre nel caso della finestra mobile (la decorrenza sarebbe comunque dopo tre mesi dalla maturazione dei requisiti) si potrebbe
arrivare a 600 milioni. Lo ha affermato il presidente dell’Inps, spiegando che la seconda ipotesi sarebbe più equa perchè
uguale per tutti. Nel primo caso infatti chi matura i requisiti a ridosso della finestra (ad esempio il 31 marzo per la finestra
del primo aprile) sarebbe avvantaggiato rispetto a chi li matura subito dopo (chi li matura il tre aprile esce a luglio).
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