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Perché la vittoria di Salvini a Trento e Bolzano indebolisce il governo

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L'Analisi |trentino alto-adige

Perché la vittoria di Salvini a Trento e Bolzano indebolisce il governo

Operazioni di voto per  le elezioni provinciali in Trentino  (foto Ansa)
Operazioni di voto per le elezioni provinciali in Trentino (foto Ansa)

Stavolta sono voti veri, non sondaggi. E questi voti veri, sia pur raccolti in un test locale e per di più assai particolare, in due province autonome, ci danno alcune conferme destinate a pesare negli equilibri interni al governo.

Certo il dato più evidente, ma anche meno sorprendente, è l’ennesima sconfitta del Pd, che perde un altro feudo qual è Trento complice anche la divisione interna (il presidente uscente Rossi ha presentato una sua lista) e crolla anche in Alto Adige (3,8%)dove la Svp ora sembrerebbe costretta ad allearsi con la Lega per poter avere la maggioranza in consiglio e ottenere la presidenza, visto che il partito dell’ex pentastellato Kollensperger, pur avendo ottenuto il secondo posto con l’11%, essendo di lingua tedesca non potrebbe ottenere la vicepresidenza.

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Un patto, quello con la Lega, a cui Svp dovrebbe soggiacere nonostante a sottrargli una parte significativa dei voti sia stato proprio il partito di Salvini, che a Bolzano ha perfino conquistato il primato con il 30% dei consensi.

Un exploit confermato anche in Trentino dove a spoglio ancora in corso la vittoria di Maurizio Fugatti è già data per scontata. Una vittoria ancora più significativa se confermerà, come al momento sembra, che è la Lega l’unico vero vincitore di queste elezioni.

Tra i perdenti non ci sono, infatti, solo gli avversari del centrosinistra ma anche gli alleati di Salvini, tanto quelli del centrodestra che quelli di Governo, ovvero il M5S. Forza Italia e Fdi, il partito di Giorgia Meloni che in Trentino vantava un appeal consolidato, sono stati cannibalizzati dal Carroccio.

Ma a soffrire sono anche i 5 Stelle. Vedremo alla fine dello scrutinio quale sarà lo spread tra i due partiti e soprattutto, se e quanto si sarà ampliato rispetto alle politiche del 4 marzo. Se cosi fosse ( ed è probabile) le tensioni a Roma non potranno che aumentare. Luigi Di Maio è sempre più sotto pressione. L’ala sinistra del M5S ha già preannunciato che sul decreto sicurezza (su cui Salvini ha ottenuto dal capo M5s il via libera solo a modifiche concordate) non si faranno marce indietro.

E tra poco tornerà a Roma dal suo tour sudamericano Alessandro Di Battista, pronto a rappresentare la pancia del Movimento a scapito dell’ala governista di Di Maio.

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