Italia

Trentino Alto-Adige, Centrodestra unito con il traino leghista

  • Abbonati
  • Accedi
osservatorio politico

Trentino Alto-Adige, Centrodestra unito con il traino leghista

Maurizio Fugatti e Matteo Salvini (Ansa)
Maurizio Fugatti e Matteo Salvini (Ansa)

Nel 2013 si era presentato agli elettori diviso, con un candidato di Forza Italia, uno della Lega, uno di FdI e uno addirittura dei Moderati in Rivoluzione (Mir). Questa volta il centro-destra, fiutando la possibilità di vincere, si è ricordato della “regola aurea” del sistema maggioritario e si è presentato unito a sostegno di quello che era stato il candidato della Lega nel 2013, Maurizio Fugatti. La vittoria del centro-destra era nell’aria: alle politiche del 4 marzo ha vinto in tutti i collegi trentini sia alla Camera che al Senato.

Allora complessivamente aveva preso il 39,1%. In queste elezioni è arrivato al 47 come voti proporzionali e al 46,7 come voti al candidato-presidente. Al suo interno spicca il risultato della Lega che è diventata il primo partito in provincia (27,1%). Il Carroccio è sulla cresta dell’onda. Non così il M5s, che sconta una sua debolezza strutturale a livello di elezioni amministrative.

Uniti si vince, divisi si perde. Pare che dalle parti del centro-sinistra trentino si siano dimenticati della regola aurea per essere competitivi quando le elezioni si svolgono con sistemi maggioritari. In Trentino, come in molte regioni italiane, chi ottiene un voto più degli altri vince la presidenza e ottiene la maggioranza assoluta dei seggi. Cinque anni fa il centro-sinistra si era presentato unito con una coalizione che comprendeva Pd, l’Unione per il Trentino (Upt), il Partito Autonomista Trentino Tirolese (Patt) ed alcune forze minori, a sostegno della candidatura alla presidenza dell’ex segretario del Patt, Ugo Rossi. Aveva vinto con quasi il 60%. In queste elezioni invece si è presentato diviso con il Patt che ha appoggiato il presidente uscente Rossi, mentre Pd e Upt hanno sostenuto Giorgio Tonini, ex senatore Pd. Il risultato è stata una sconfitta storica.

Tutto il contrario nel centro-destra. Nel 2013 si era presentato agli elettori diviso, con un candidato di Forza Italia, uno della Lega, uno di FdI e uno addirittura dei Moderati in Rivoluzione (Mir). Nessuno dei 4 aveva ottenuto più del 6,6% dei voti. Assai meglio era andato un altro candidato di centrodestra, anche se non sostenuto da alcun partito, Diego Mosnana, che aveva sfiorato il 20%, più dei 4 candidati di centro-destra messi insieme. Questa volta il centro-destra, fiutando la possibilità di vincere, si è ricordato della “regola aurea” e si è presentato unito a sostegno di quello che era stato il candidato della Lega nel 2013, Maurizio Fugatti. A suo favore si sono schierati, oltre alla Lega, Fi, FdI, Udc, anche le liste della coalizione di Mosnana. Il risultato è stata una vittoria storica. Non era mai successo che il centro-destra vincesse a Trento.

A dire il vero la vittoria del centro-destra non è del tutto una sorpresa. Era nell’aria. E forse anche per questo motivo il centro-sinistra ha deciso di presentarsi diviso. Pensando di perdere ha deciso di sfruttare questa consultazione elettorale per regolare dei conti al proprio interno. Non è proprio un bel segnale. Alle politiche del 4 marzo il centro-destra ha vinto in tutti i collegi trentini sia alla Camera che al Senato. Allora complessivamente aveva preso il 39,1 per cento. In queste elezioni è arrivato al 47 come voti proporzionali e al 46,7 come voti al candidato-presidente. Al suo interno spicca il risultato della Lega che è diventata il primo partito in provincia. Preso individualmente non si tratta di un risultato clamoroso dal punto di vista numerico, ma tenuto conto del numero delle liste in campo è la conferma che in Trentino, come nel resto del Paese, il partito di Salvini è sulla cresta dell’onda. Non così il M5s, che comunque sconta una sua debolezza strutturale a livello di elezioni amministrative. Per il Pd si tratta di un brutto risultato, in linea con quello che dicono i sondaggi a livello nazionale.

Mutatis mutandis, anche a Bolzano le cose sono andate più o meno come ci si aspettava. La Svp non ha ottenuto per la seconda volta consecutiva la maggioranza assoluta affiancandosi così ai cugini bavaresi della Csu. Come in Baviera i Verdi hanno confermato di avere un buon livello di consensi, anche se non in crescita come a Monaco e dintorni. Chi invece è cresciuta è la Lega. Come a Trento la percentuale di consensi non è elevata, ma vista la frammentazione dell’offerta, è il partito con il risultato migliore, visto che è l’unico che è riuscito a aumentare i suoi voti. Soprattutto è il partito con cui la Svp probabilmente dovrà fare i conti per governare la provincia. Infatti a differenza che a Trento, a Bolzano non si è votato con un sistema maggioritario ma con un proporzionale che costringerà la Svp a cercarsi alleati in consiglio. In base alle regole speciali che vigono in questa provincia avrebbe dovuto comunque allearsi con una lista italiana, ma un conto è farlo avendo la maggioranza assoluta dei seggi. La scelta è limitata. La possibilità di governare con il Pd non c’è più. La Lega aspetta.

© Riproduzione riservata