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rapporto Anitec-Assinform

Digitale, mercato crescerà del +2,7% fino al 2020. Gay: manovra deludente su innovazione

Il mercato digitale in Italia continuerà nel suo percorso di crescita: si prevede un +2,3% nel 2018, + 2,8% nel 2019 e + 3,1% nel 2020. In sostanza, afferma il rapporto Anitec - Assinform (l’associazione delle imprese ICT di Confindustria) sul mercato digitale in italia, è atteso un tasso medio annuo composto di crescita dell'intero mercato pari al 2,7 per cento. Sono proiezioni che scontano la continuità dei piani nazionali di stimolo all’innovazione

«L’industria Ict cresce a un tasso quasi doppio del Pil e i digital enabler sono le materie produttive che fanno sviluppare anche le industrie tradizionali, in una filiera innovativa dalle start up alle Pmi fino alle grandi aziende» ha detto Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, commentando la ricerca presentata sulla crescita del mercato digitale che dovrebbe essere del 2,7% annuo fino al 2020, qualora saranno mantenuti gli attuali piani di stimolo all’innovazione.

A parità di condizioni di investimento rispetto alle attuali, tutti i settori, tranne la PA Centrale e Locale, continuerebbero ad investire nel digitale, con punte del 6,5% nelle Utility e attorno al 6% nelle filiere che integrano Industria, Distribuzione e Servizi, mentre Banche, Assicurazioni/Finanza e Trasporti, progredirebbero del 5%, la Sanità del 3,1% e i settori delle Telecomunicazioni e dei media del 2,2%. Per l’industria, in particolare, gli investimenti in tecnologie 4.0 dopo aver sfiorato 2,2 miliardi nel 2017 crescerebbero a 3,7 miliardi nel 2020 a un tasso medio annuo 2017-2020 del 19,2%, più alto (19,6%) per i sistemi industriali e leggermente più basso (18,9%) per i sistemi ICT, con un picco di crescita nel 2018 del 22,3% per i primi e del 21% per i secondi.

«Sono previsioni che scontano però la continuità sostanziale dei programmi nazionali per l’innovazione e che, proprio perché hanno dato risultati concreti, non dovrebbero subire ridimensionamenti come invece constatiamo dalle prime notizie sulla manovra di bilancio» ha sottolineato Gay . «Siamo preoccupati e delusi. Sorge il dubbio che l’innovazione non sia in cima alle priorità del Governo: dimezzati gli incentivi di Impresa 4.0 e quelli in ricerca e sviluppo, cancellato il superammortamento, scomparsa istruzione e formazione digitale dalle priorità pubbliche».

Numerose le proposte avanzate da Confindustria digitale per la crescita digitale «come l’iperdeducibilità della spesa per software, sistemi e servizi IT in cloud; l’innalzamento della defiscalizzazione del capitale di rischio in startup, Pmi innovative e open innovation; la semplificazione in chiave digitale della PA. Non sembra esservi traccia di queste misure». Eppure «abbiamo davanti sfide industriali e sociali epocali, basate su tecnologia e globalizzazione, e non possiamo affrontarle e vincerle se non con un piano di politica industriale per l'innovazione italiano ed europeo». La manovra deve essere non solo credibile per Bruxelles o i mercati «ma sostenibile per chi lavora e produce in Italia e per le generazioni che lo faranno dopo di noi. Il digitale è la nostra occasione per crescere, come aziende, come cittadini, come Paese. Non possiamo sprecarla e auspichiamo che la politica non si tiri indietro sulla promessa di fare dell'Italia una smart nation».

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