Tornano a crescere, a settembre, i lavoratori autonomi, tra cui le partite Iva, +16mila sul mese, probabilmente un primo effetto della stretta sui nuovi contratti a termine operata dal 14 luglio col decreto dignità e l'arrivo previsto dal governo Conte di una flat tax più conveniente per i professionisti.
I rapporti permanenti crollano, -77mila rispetto ad agosto; qui si sconta, oltre al dato normativo, vale a dire l'aggravio e l'incertezza sui costi dei licenziamenti, peggiorato dalla recente sentenza della Consulta, anche la congiuntura economica difficile.
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Sull'anno i contratti stabili diminuiscono di ben 184mila unità. La fotografia, provvisoria, sul mercato del lavoro a settembre appena pubblicata dall'Istat conferma una situazione difficile, che risente anche del clima di incertezza e spiazzamemto tra imprese e operatori.
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I contratti a termine (fino a oggi è possibile fruire del regime transitorio, meno rigido), salgono sul mese: +27mila per effetto dei rinnovi per sfuggire alla stretta, che debutta il 1° novembre. Il tasso di disoccupazione torna a salire,
dopo due mesi di riduzione, al 10,1 per cento. In un mese si stimano 81mila persone senza lavoro in più. Male i giovani, il
cui tasso di disoccupazione si attesta, in risalita, al 31,6 per cento. Peggio di noi, tra gli under25, solo Grecia e Spagna.
Siamo distanti anni luce dai primi della classe, la Germania, ferma al 6 per cento, grazie anche al sistema di formazione
duale.
Gli inattivi, tra cui gli scoraggiati, scendono sul mese di 43mila unità. Vanno essenzialmente a ingrossare le fila dei disoccupati. Su base annua l’occupazione cresce di 207mila unità, essenzialmente lavori a termine e over 50. Per la fascia d’età centrale,
35-49 anni, la situazione è più difficile, -154mila occupati. Qui si scontano le crisi aziendali ancora in corso. Non a caso
il governo negli ultimi provvedimenti normativi ha prorogato, in deroga al Jobs act, per tutto il 2019 e 2020, Cigs e Naspi.
Il punto è che gli attuali, limitati, incentivi al lavoro stabile non sono in grado di dare la scossa che serve. E la stretta, a regime dal 1° novembre, sui rapporti temporanei non aiuta. Certo, la crescita stenta. E le annunciate misure di rilancio del mercato del lavoro, reddito di cittadinanza e riforma dei centri per l’impiego, non produrranno, almeno nell’immediato, quegli effetti che l'esecutivo si aspetta. Del resto, le politiche attive sono da anni ferme al palo. Manca poi il più volte annunciato taglio al cuneo. Senza una decisa riduzione di tasse e contributi sulle imprese difficilmente si riuscirà a far invertire rotta al nostro mercato del lavoro. Crescita del Pil a parte.
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