Il Governo è pronto a venire incontro alle richieste dei risparmiatori coinvolti nei crack bancari. Ad ufficializzare l’apertura è il sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci (Lega). Al termine di un incontro con le associazioni più rappresentative a cui hanno partecipato anche il ministro dei rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro (M5S) e il sottosegretario al Mef Alessio Villarosa (M5S), Bitonci ha sottolineato che «il 30% del ristoro è solo un acconto rispetto a quanto perso, nella Legge di Bilancio abbiamo messo a disposizione 1,5 miliardi, fondo che potrà essere incrementato».
Attraverso il meccanismo delineato all’interno del Ddl di Bilancio, con il passaggio di competenze all’arbitro per le controversie finanziarie (Acf) della Consob, potranno accedere al Fondo di ristoro anche i circa 300mila azionisti delle due banche venete (inclusa Banca Apulea e Banca Nuova) e delle quattro banche risolte (Banca Etruria, Carife, Banche Marche e Carichieti) rimasti coinvolti nei crisi bancarie dell’ultimo triennio.
Bitonci: inversione onere della prova e rapidità procedura
Bitonci ha tenuto a rimarcare che il testo (attualmente all’esame del Parlamento) «prevede già l’inversione dell’onere della prova e la rapidità della procedura del ristoro iniziale tramite l’arbitrato Consob». Il messaggio lanciato alle associazioni nel secondo incontro avvenuto al Mef è che «il Governo è al loro fianco e lo è in concreto». Quindi, ha assicurato Bitonci, «continueremo a mantenere con loro il filo diretto per aprire un tavolo di coordinamento permanente che ci supporti nella fase emendativa e nella modifica del testo di legge in base alle loro fondate osservazioni».
Le associazioni dei risparmiatori: norme carenti
Osservazioni che non si sono fatte attendere. A detta delle associazioni che raccolgono obbligazionisti e azionisti delle banche andate in default, le norme sui risarcimenti dei risparmiatori colpiti dai crack bancari «sono molto carenti, insufficienti» e rischiano di creare «un pantano legale», una sorta di «campo minato» in cui sarà difficile ottenere alcun risultato.
In particolare le associazioni hanno puntano il dito sulla necessità di dimostrare la violazione delle norme del Tuf da parte della banca (il cosiddetto «misselling»). «Molti risparmiatori sono anziani o non hanno più le carte», spiega il presidente degli «Amici di Carife», Marco Cappellari.
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