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Manovra, la crescita 2019 appesa al “miracolo” del piano sugli…

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L'Analisi |lo scetticismo della Ue

Manovra, la crescita 2019 appesa al “miracolo” del piano sugli investimenti pubblici

Per il governo la manovra in cantiere dovrebbe riuscire a spingere la crescita italiana controcorrente su su fino all’1,5 per cento. Per la Commissione europea no. Il Pil tricolore l’anno prossimo si fermerà a un +1,2% circondato da più incognite che certezze. A separare le previsioni ci sono i calcoli sugli effetti espansivi delle misure scritte nella legge di bilancio, a partire dal “piano straordinario di investimenti pubblici” chiamato a far ripartire una macchina ingolfata da anni. «Un piano mai visto prima», ha sostenuto a più riprese il premier Conte. A Bruxelles non ne sono rimasti impressionati.

Al piano italiano, in realtà, l’ambizione non manca. Poggia su due fondi, 2,9 miliardi nel 2019 per ministeri e pubblica amministrazione centrale, 3 miliardi per regioni ed enti locali. E su due cabine di regia, anzi tre. La “centrale della progettazione”, 300 persone che dovranno aiutare gli enti pubblici in difficoltà con gli appalti, e “Investitalia”, la task force che a Palazzo Chigi dovrà disegnare le strategie per gli investimenti. Il quadro si completa con una struttura più o meno analoga pensata dal decreto Genova ora impegnato in una complicata navigazione parlamentare.

Perché metter i soldi non basta se non si colma il deficit progettuale di una Pa impoverita di competenze, ha ripetuto spesso il ministro dell’Economia Tria sull’onda di considerazioni già fatte dai suoi predecessori. E qui l’ambizione prende l’aspetto dell'audacia. Secondo le tabelle allegate alla manovra, che pochi guardano, la Pa centrale dovrebbe riuscire l'anno prossimo a spendere 2,2 dei 2,9 miliardi aggiuntivi messi a sua disposizione dalla manovra. Un miracolo, viste le performance medie della pubblica amministrazione centrale e i sei mesi di tempo che saranno necessari solo per organizzare la centrale di progettazione (lo dice sempre la manovra). Se il motore dei progetti sarà operativo solo a fine giugno, giusto alla vigilia della pausa estiva, non sarà semplice trasformare in opere tutti quei soldi in più. A Regioni ed enti locali è chiesto un risultato rotondo ma meno eclatante: la spesa effettiva prevista è pari al 43% degli stanziamenti aggiuntivi.

Ce la faranno? Gli economisti della commissione giurano di no, e prevedono che anche l’anno prossimo si ripeteranno i “colli di bottiglia amministrativi” e i “ritardi attuativi” che hanno paralizzato i piani straordinari degli ultimi anni. Il Dpcm che distribuisce i soldi del 2018, per esempio, è appena arrivato al traguardo, dopo un ping pong di ricorsi fra regioni e governo. Ma siamo a novembre, e aumentare con questi strumenti il Pil di quest'anno è ormai una sfida impossibile. Non ci vorrà molto, invece, a capire se è più realista l’ottimismo governativo o il pessimismo di Bruxelles.

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