No a vescovi «affaristi», «principi» o «amministratori di cordate». Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa a Santa Marta. Il vescovo «è un amministratore di Dio, non dei beni, del potere, delle cordate, no: di Dio. Sempre deve correggere se stesso - ha detto Francesco, secondo quanto scrive Vatican News - e domandarsi: “Io sono amministratore di Dio o sono un affarista?'”». Il vescovo «deve essere irreprensibile», ha detto Papa Francesco, «questo è il profilo del vescovo».
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Il vescovo deve essere umile
«E quando si fanno le indagini per l'elezione dei vescovi, sarebbe bello - ha detto il pontefice - fare queste domande all'inizio
per sapere se si può andare avanti in altre indagini. Ma, soprattutto, si vede che il vescovo deve essere umile, mite, servitore,
non principe». Fervore e disordine sono le due parole che il pontefice ha usato nell'omelia della messa a Santa Marta per
raccontare come nacque la Chiesa, ricordando anche le «cose ammirabili» compiute. «Sempre c'è confusione - ha affermato Papa
Francesco - la forza dello Spirito, disordine e non dobbiamo spaventarci» perché «è un bel segno». Il Pontefice ha ricordato
che la Chiesa «è nata tutta ordinata, tutto a posto, senza problemi, senza confusione, mai. Sempre è nata così. E questa confusione, questo disordine, va sistemato. È vero, perché le cose devono mettersi in ordine».
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No a vescovi affaristi
E per mettere ordine centrale è la figura del vescovo che non deve essere arrogante né superbo, non collerico e non dedito
al vino, uno dei vizi più comuni al tempo di San Paolo, non affarista né attaccato ai soldi. Per la Chiesa, ha proseguito il Papa, un vescono del genere è «unacalamità per la Chiesa» anche se avesse uno solo di questi
difetti. Deve essere una persona capace di «dare ospitalità», «amante del bene», «assennato, giusto, santo, padrone di sé,
fedele alla Parola degna di fede che gli è stata insegnata». E ha sottolineato che nella Chiesa non si può mettere ordine
«senza questo atteggiamento dei vescovi». Ciò che conta davanti a Dio non è essere simpatici, predicare bene, ma l’umiltà
e il servizio. Ricordando la memoria di san Giosafat, vescovo e martire, Francesco ha chiesto preghiere per i vescovi perché
«siano così, siamo così, come Paolo ci chiede di essere».
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