I social network hanno colpito ancora. Uno scambio di opinioni - la cui veridicità è tutta da verificare - avvenuto via Instagram è stato ripreso da un profilo Instagram di settore, diet Prada, e poi amplificato da decine di altri social network e quindi centinaia di migliaia di follower, in Cina e non solo. Il presunto scambio è alla base della cancellazione della sfilata Dolce&Gabbana che avrebbe dovuto tenersi a partire dalle 21 di oggi a Shanghai. Presunto perché il diretto interessato, Stefano Gabbana, e l'azienda, Dolce&Gabbana, spiegano che i rispettivi profili Instagram sono stati hackerati e i contenuti sotto accusa (insulti a tratti volgari ai cinesi in generale) non sono riconducibili né allo stilista né all'azienda.
Naufraga così, colpito da una tempesta scoppiata sul web, il più grande evento mai organizzato da Dolce&Gabbana: 1.500 invitati, 500 look, 400 modelli e modelle, un'ora di sfilata, con musicisti, performer, ballerini. Un kolossal che voleva essere anche un tributo alla Cina cancellato dall'ennesima pallina di neve diventata valanga (virtuale). Celeb e attori locali più realisti del re hanno già affidato ai social network affermazioni come «non comprerò mai più abiti o accessori Dolce&Gabbana». Lo scambio di opinioni su Instagram contenente insulti e volgarità è stato rimosso (ma ovviamente non è difficile ritrovarlo altrove) dai social network (anche locali, come Weibo).
Facendo un passo indietro rispetto allo scambio su Instagram, ci sono tre video creati da Dolce&Gabbana, intesi come teaser per l'evento: protagonista, una modella cinese che mangiava spaghetti, pizza e un cannolo. Tre video accusati - trascurando completamente lo spirito giocoso e ironico di chi li aveva ideati - di usare stereotipi e addirittura di razzismo. Lo scambio incriminato, scatenato appunto dai video, vede protagonista, oltre a Stefano Gabbana, una ragazza residente a Londra, tale Micaela Tranova, qualche centinaio di follower su Instagram, che ha accusato, con un messaggio privato, Stefano Gabbana di razzismo. Come se i cinesi fossero una razza, tra l'altro.
È presto per dire quali saranno le conseguenze a medio termine della cancellazione dello show: la Cina è già oggi il più importante mercato per Dolce&Gabbana e per il lusso in generale e l'unico previsto in crescita a due cifre per il 2019. Molto dipenderà da quanto dovremo aspettare per la prossima “pallina avvelenata” su internet che diventa tempesta nel mondo reale. L'unica cosa che possiamo dire al momento è che la moda, considerata da molti solo un gioco, si conferma il più potente linguaggio universale. Va maneggiata con cura, perché il mix con l'amplificatore di internet può risultare letale.
GUARDA IL VIDEO / “Dolce & Gabbana, “Mangiare con le bacchette”. Ecco gli spot incriminati
La nota di Dolce&Gabbana
«Il nostro sogno era quello di realizzare a Shanghai un evento che fosse un tributo alla Cina, che raccontasse la nostra storia
e la nostra visione», hanno voluto precisare i due stilisti italiani in una nota ufficiale. «Non sarebbe stata una semplice
sfilata, ma un evento speciale creato con amore e passione proprio per la Cina e per tutte le persone che al mondo amano
Dolce&Gabbana. Ciò che è accaduto oggi è davvero spiacevole, non solo per noi, ma per tutti coloro che hanno lavorato notte
e giorno per dar vita a questo progetto. Dal profondo dei nostri cuori, vogliamo esprimere la nostra gratitudine a tutti coloro
che avrebbero condiviso con noi questo momento».
Lost in translation?
“Spot stupido, davvero ignorante”. “Dire che insulta la Cina è un po' eccessivo”. Questi alcuni dei commenti ai video degli
spot di Dolce & Gabbana pubblicati su Youtube nelle ultime ore. Gaffe o razzismo? Di fatto lo spot non è piaciuto un granché
al pubblico cinese, anche perché ricalca vecchi stereotipi: “Per quanto riguarda la scelta della musica di sottofondo e dei
modelli femminili, vogliono esprimere lo stile e lo scenario delle donne di Shanghai nel 19° secolo. Le bacchette sono pensate
per esprimere lo scontro tra culture”.
Oppure “Non pensavo che questo video di dg fosse offensivo, non così esagerato”. Altri puntano il dito nei confronti degli stilisti italiani: “Non è razzista, ma è sicuramente pieno di arroganza e anche di ignoranza sulla cultura cinese”. “Ridere dei cinesi perché utilizzano le bacchette è da barbari! Mangio la pizza con le bacchette, e allora? Rideresti di un indiano se mangiasse gli spaghetti con le mani come una scimmia?”. Lost in translation, letterale o culturale: ma la polemica è assicurata.
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