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Corruzione: per aver evitato il crac del Palermo calcio sospeso un giudice…

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L’inchiesta

Corruzione: per aver evitato il crac del Palermo calcio sospeso un giudice e indagato anche il gip

Stadio Renzo  Barbera
Stadio Renzo Barbera

C'è anche il Gip Fabrizio Anfuso tra gli indagati della Procura di Caltanissetta per il presunto crac pilotato del Palermo Calcio. I Pm che gli contestano la rivelazione di notizie riservate avevano chiesto la misura interdittiva nei suoi confronti e il Gip nisseno, Antonia Leone, come ricostruiscono l'edizione locale di Repubblica e il Giornale di Sicilia, ha disposto un interrogatorio del suo collega prima di decidere. Anfuso, che sarà sentito nei prossimi giorni, è accusato di avere comunicato al suo collega della sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo, Giuseppe Sidoti, interdetto per un anno nell'ambito della stessa inchiesta, alcune notizie che dovevano restare riservate. Sono cinque gli episodi contestati al Gip Anfuso. Nell'ambito della stessa inchiesta è stato interdetto per un anno dall'attività Giuseppe Sidoti, giudice relatore nella procedura fallimentare, indagato per corruzione, rivelazione di notizie riservate e abuso d'ufficio. L'ex presidente del Palermo Calcio, Giovanni Giammarva, vecchio amico del giudice, è stato anche lui sospeso per lo stesso periodo dalla professione di commercialista.

Sidoti sospeso

È invece Giuseppe Sidoti, giudice della sezione fallimentare del tribunale di Palermo, il magistrato a cui è stata notificata la sospensione di un anno dall'esercizio delle funzioni disposta dal gip di Caltanissetta. Sidoti è accusato di abuso d'ufficio, concorso in corruzione e rivelazione di notizie riservate. Stessa misura è stata imposta a Giovanni Giammarva, ex presidente del Palermo Calcio, commercialista, sospeso anche dall’Albo dei curatori fallimentari, accusato di concorso in corruzione. Al centro dell'indagine c'è l'ipotesi che la sentenza che scongiurò il fallimento della società rosanero, chiesto dai pm di Palermo, sia stata pilotata e frutto di uno scambio di favori. Sidoti era uno dei magistrati del collegio che disse no al crac del club. In cambio della sentenza di favore, che rigettò la richiesta di fallimento del Palermo calcio - secondo l’accusa - il giudice fallimentare Giuseppe Sidoti, accusato di concorso in corruzione, avrebbe ottenuto dall'ex presidente rosanero Giovanni Giammarva un incarico nell'organismo di vigilanza della U.S. Città di Palermo Spain favore dell'avvocatessa, Vincenza Palazzolo, legata al magistrato. Il giudice, da anni in servizio nel capoluogo, ha fatto parte del tribunale dei ministri chiamato a decidere dell'inchiesta per sequestro di persona sul ministro Matteo Salvini nel caso della nave Diciotti.

Due misure cautelari interdittive

La Procura della Repubblica di Caltanissetta ha applicato due misure cautelari interdittive nei confronti di Giuseppe Sidoti, giudice della Sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo, e di Giovanni Giammarva, già presidente della società calcistica U.S. Città di Palermo spa. Le indagini sono state avviate a seguito della trasmissione effettuata lo scorso dicembre dalla Procura di Palermo di una intercettazione telefonica relativa a un colloquio tra l’avvocato Francesco Paolo Di Trapani, legale del Palermo calcio , e Maurizio Zamparini, patron della società calcistica, nella quale Di Trapani riferiva il contenuto di una conversazione avuta con Sidoti, giudice delegato nell'ambito del procedimento iscritto presso la Sezione Fallimentare del Tribunale di Palermo relativo all'istanza di fallimento presentata dalla Procura di Palermo nei confronti della U.S. Città di Palermo Spa. Nel corso della suddetta conversazione Sidoti avrebbe anticipato a Di Trapani che verosimilmente il procedimento si sarebbe concluso con un esito favorevole alla società calcistica.

Anm: si facciano accertamenti in tempi brevi

Giovanna Nozzetti, presidente della giunta dell'Anm di Palermo, in una nota, presisa la posizione dell’associazione nell'inchiesta che riguarda il Palermo calcio: «Le recenti notizie di indagini della Procura di Caltanissetta su stimati colleghi palermitani, sconvolgono e rattristano. Siamo assolutamente convinti, sia chiaro, del diritto e del dovere di chi ha la competenza di intervenire quando si ritiene siano stati violati precetti di legge. Auspichiamo, però, che gli accertamenti avvengano nel più breve tempo possibile e siamo fiduciosi che i colleghi coinvolti, che sono magistrati ma rimangono cittadini con i loro diritti e le loro garanzie, riescano a chiarire - nel processo, e non sulla stampa, e nel necessario contraddittorio, come deve essere per ogni persona indagata - gli addebiti mossi a loro carico». Nozzetti sottolinea che «la magistratura palermitana, ad ogni modo, continuerà a svolgere il quotidiano esercizio della giurisdizione al fine di garantire in modo imparziale il rispetto dei valori costituzionali e dei diritti dei cittadini con lo stesso impegno, la stessa abnegazione e la stessa umanità che ha sempre dimostrato nel corso degli anni».

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