«Oggi, come promesso, pubblico i documenti che dimostrano l’assunzione nell’azienda di mio padre e le relative buste paga per il periodo di lavoro». Così scrive il vicepremier Luigi Di Maio in un post sul blog delle Stelle con cui vuole fare «massima trasparenza» sul caso del lavoro nero nell’azienda di famiglia denunciato dalla trasmissione Le Iene. Per dimostrare che «i fatti denunciati» risalgono a un periodo in cui «non ero socio». «Pubblico nuovamente - scrive ancora Di Maio -, viste le menzogne che circolano, le mie dichiarazioni patrimoniali e di reddito da quando sono parlamentare e da quando sono ministro».
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I documenti
Glielo avevano chiesto gli inviati de Le Iene, i primi a sollevare il dubbio sulla regolarità dei periodi svolti dall’attuale
vicepremier come “muratore” all’Ardima, la ditta familiare. Il ministro del Lavoro pubblica sul blog del M5s alcune carte
che dimostrano l'assunzione e 4 buste paga. Il contratto di lavoro dei dipendenti edili è a tempo determinato, dal 27 febbraio
2008 al 27 maggio 2008, con orario a tempo pieno e la mansione di manovale. Manca l'estratto conto contributivo gli contesta
il Pd che intende ora portare la vicenda in Parlamento.
L’interrogazione Pd
Con un’interrogazione al ministro del Lavoro sottoscritta da tutti i deputati del Pd, i dem hanno infatti formalmente chiesto
al ministro Di Maio se “intenda rendere pubblica l'intera documentazione inerente al suo rapporto di lavoro con la Ardima
costruzioni” e chiarire anche “se nel corso degli anni dal 2008 al 2013 sia stato percettore di trattamenti di indennità legati
allo stato di disoccupazione».
Di Maio assicura: pubblicherò tutto
Potrete vedere come la mia quota di partecipazione senza funzioni di amministratore o sindaco nella società Ardima sia sempre stata regolarmente dichiarata a partire dal 2014» scrive Di Maio sul blog, «a dimostrazione ulteriore che i fatti denunciati non riguardano il periodo in cui sono socio dell'azienda».
Di Maio spiega di pubblicare «subito questi documenti perché sono immediatamente reperibili. Pubblicherò anche gli altri richiesti,
non appena - promette - saranno state ultimate tutte le verifiche necessarie».
Camusso: ministro mandi ispettori
Anche il sindacato scende in campo. La segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, interrogata dai cronisti sulla vicenda
di Di Maio, ritiene infatti che «il ministro del lavoro abbia il dovere istituzionale di mandare gli ispettori a verificare
la situazione perché solo su quella base potranno essere dati giudizi».
Botta e risposta Boschi-Di Battista
Il M5s fa quadrato attorno a Di Maio, con tutti i big e il governo pentastellato che lo difendono, mentre non si placa la
polemica con il Pd. Soprattutto non si ferma il battibecco tra Alessandro Di Battista e Maria Elena Boschi. La ex ministra
annuncia che proprio oggi suo padre ha ricevuto due decreti di archiviazione sulle vicende di Banca Etruria e sentenzia: «Con
il tempo la verità arriva” e che “l’odio è come un boomerang, prima o poi torna indietro». Di Battista la incalza ricordandole
che non è più ministro: «È la fine che ti sei meritata per le tue menzogne e per aver provato ad utilizzare il tuo ruolo per
scopi personali».
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