Di certo c'è solo che l’approdo della legge di bilancio 2019 in Aula alla Camera - inizialmente previsto per lunedì 3 dicembre
- slitta a mercoledì 5 con probabile voto di fiducia su maxiemendamento già alla fine della discussione generale.
Gli emendamenti del governo alla manovra sono attesi per sabato sera, 1 dicembre. Restano invece da capire i numeri che
faranno da architrave della manovra: nel fine settimana, di pari passo ai lavori della commissione Bilancio di Montecitorio,
proseguirà infatti il braccio di ferro a distanza sui conti tra Roma e Bruxelles, tra prove di dialogo e accelerazioni. La
linea del premier Giuseppe Conte è ancora una volta quella della mediazione, giocando di sponda con il Colle.
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In ogni caso, fonti della presidenza del Consiglio smentiscono l'ipotesi che, per portare il deficit al 2%, si stia valutando un taglio da 7 miliardi della manovra. L'ipotesi era circolata in giornata in ambienti di governo, in relazione alla possibilità di rinviare a giugno l'entrata in vigore di reddito di cittadinanza e “quota 100” sulle pensioni.
Terminato esame emendamenti, 500 accantonati
La commissione Bilancio della Camera ha terminato l'esame degli emendamenti alla manovra. Da martedì, giorno di inizio dei
lavori, alla serata di oggi è stata approvata (all’unanimità) una sola proposta di modifica per destinare 85 milioni ai territori
del Centro Italia colpiti dal terremoto del 2016. La gran parte delle richieste sia di maggioranza che di opposizione, circa
500 emendamenti su 700
segnalati, è stata accantonata. Il governo cercherà di fare una sintesi nel pacchetto di emendamenti che presenterà domani sera, alle 19.00, secondo l'orario comunicato dal presidente della commissione, Claudio Borghi.
La commissione Bilancio tornerà a riunirsi domenica alle 14.00, preceduta da un ufficio di presidenza alle 9.30 per decidere
la tempistica dei lavori parlamentari.
Conte: d'accordo con Mattarella, tenere conti in ordine
«Sono d'accordo con il presidente Mattarella, dobbiamo tenere i conti in ordine per la stabilità della finanza pubblica, lavoriamo
per l'interesse degli italiani, non per compromettere l'interesse degli italiani», ha spiegato parlando con la stampa a Buenos
Aires dove partecipa al G20. «Stiamo lavorando per realizzare la manovra in un clima di fiducia con i mercati e con gli investitori»,
ha sottolineato Conte, gettando acqua sul fuoco anche per gli allarmi di Fmi e Bce. Perché, ha rassicurato il premier, «l'Italia
non è un rischio per nessuno». E dall’Italia, più o meno contemporaneamente, il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini
ha sottolineato che «il 2,4% non è nei dieci comandamenti».
Tria: non mettiamo a rischio nessuno
Stesso copione e stesse parole per il ministro dell'Economia Giovanni Tria, anche lui in trasferta al G20. «Non crediamo di
mettere a rischio nessuno», ha confermato appena sbarcato in Argentina, puntualizzando che l'Italia sta «facendo un deficit
del 2,4 che per gli standard internazionali è normalissimo». Parlando ancora di deficit/Pil, Tria ha spiegato che «nella storia
degli ultimi 10 anni, l'Italia solo quest'anno fa un deficit più basso. Se andate a vedere il curriculum di deficit di Francia
e molti altri Paesi, siamo ben oltre. In generale, in un manovra di politica economica un 2,4% può essere considerato opportuno.
Non lo è perché il Fiscal Compact ha delle regole particolari».
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Sherpa Ecofin: conferma del deficit Italia è un’aggravante
Di tutt'alto avviso però gli sherpa (Efc) dell'Ecofin, il Consiglio dei ministri dell'economia e delle finanze degli Stati Ue che a gennaio potrebbe validare la raccomandazione della Commissione di avviare la procedura di infrazione contro l'Italia. I funzionari oggi hanno definito «un fattore aggravante» l'atteggiamento dell'Italia che alla richiesta di Bruxelles di modificare il Documento programmatico di bilancio ha risposto rinviando il piano originale che conferma i target di bilancio del 2019. Di fatto, una cattiva notizia per Roma, che rende ancora più probabile la procedura di infrazione.
«Giustificata una procedura per debito eccessivo»
«L'Economic e financial committee - si legge nel parere approvato degli sherpa Ecofin - concorda con la Commissione che i piani di bilancio per il 2019 rappresentano un cambiamento materiale nei fattori rilevanti analizzati dalla Commissione a maggio 2018, quindi giustificano una nuova valutazione del rispetto del benchmark di riduzione del debito nel 2017». Dopo aver analizzato la dinamica del deficit e del debito, l'Efc spiega quindi che «il criterio del deficit è rispettato», mentre quello del debito viene violato ed è giustificata una «procedura per debito eccessivo».
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