Nei tre mesi, agosto-ottobre, i primi tre mesi pieni di vigenza del decreto dignità, l’occupazione è calata di 40mila unità. A ottobre, dopo un trend di crescita che andava avanti ininterrotto da marzo, gli occupati a termine sono per la prima volta diminuiti di 13mila unità (in questo il periodo transitorio con regole più soft non ha probabilmente aiutato). C’è anche un lieve incremento dei lavoratori a tempo indeterminato, +37mila, dovuto essenzialmente alla stabilizzazione di lavoratori precari di lungo corso, ormai fidelizzati nell’impresa, essendo divenuti più rischiosi i contratti temporanei.
Più ombre che luci
I dati, provvisori, di ottobre, sul mercato del lavoro appena diffusi dall’Istat confermano una situazione con più ombre che luci. In un solo mese il numero di disoccupati che cercano lavoro è salito di
64mila unità (il tasso di disoccupazione si è attestato al 10,6 per cento - quello giovanile è aumentato al 32,5 per cento).
Certo, a spiegare, in parte, l’impennata della disoccupazione c’è anche la forte riduzione degli inattivi, tra cui molti scoraggiati,
scesi, anche qui, in un mese di 77mila unità. Persone che si sono rimesse in cerca di un impiego, ma che purtroppo non lo
stanno trovando, visto che l’occupazione non cresce (a ottobre ha registrato un modesto +8mila unità). L’altra faccia della
medaglia però sono i mancati rinnovi dei contratti a tempo, penalizzati dal legislatore con la reintroduzione delle causali dopo 12 mesi e resi più costosi.
Sull’anno l’occupazione è salita di 159mila unità, interamente legata al lavoro a termine, e ai lavoratori over50. I precari,
nonostante il calo di ottobre, restano sopra i 3 milioni.
Il rischio di un peggioramento
Il punto è che, complice una economia in frenata e una generalizzata incertezza tra gli operatori, il mercato del lavoro si è fermato. La fascia più in difficoltà è quella
centrale, 25-49 anni, il cui numero di occupati è in calo sia sul mese sia sull’anno. Qui ci sono ancora crisi aziendali in
corso. Le domande di disoccupazione volano di mese in mese. A fronte di questi numeri, il governo dovrà aprire una riflessione
sul decreto dignità visto che dal 1° novembre la stretta sui contratti a termine e somministrazione è entrata a regime e la
congiuntura economica non è delle migliori. Il rischio concreto è che si ripeta il film già visto con la legge Fornero. L’annunciato
reddito di cittadinanza, al più, riattiverà un po’ di persone, finendo per implementare la disoccupazione, e non l’occupazione.
Quello che manca è soprattutto un taglio vero al cuneo. Tutti gli attuali incentivi sono fiacchi, selettivi e molto complessi. E quindi non si usano. Senza un’aggressione vera
al costo del lavoro la situazione rischia, nei prossimi mesi, di peggiorare.
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