Un costo di oltre 600 milioni nei prossimi tre anni. Gli emendamenti alla manovra di Governo e relatori aprono le porte della pubblica amministrazione a migliaia di assunzioni, collaborazioni e consulenze senza badare troppo a spese. E i rubinetti potrebbero aprirsi ulteriormente se dovessero passare gli emendamenti della maggioranza in perenne ricerca di copertura. Le modifiche in stand by metterebbero sul piatto un altro miliardo sempre nel periodo compreso tra il 2019 e il 2021.
Complessivamente i ritocchi al Ddl di bilancio potrebbero dare una spinta di 1,6 miliardi ai nuovi ingressi nei ministeri e in strutture pubbliche di vario genere, a patto naturalmente che tutti i correttivi ottengano l’ok in primis della Ragioneria generale dello Stato e, al termine del percorso diverifica contabile, della commissione Bilancio, dove non mancano altre incognite. Anzitutto sui tempi.
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I continui slittamenti in commissione potrebbero ulteriormente ritardare l’approdo in Aula del testo, fin qui fissato a metà settimana, restringendo sempre più i margini di manovra del Senato dove si dovrebbe giocare la vera partita sulle misure clou della manovra: da quota 100 per le pensioni al reddito di cittadinanza. Con la variabile della stretta alle cosiddette “pensioni d’oro”, che aleggia ancora su Montecitorio pronta a rispuntare eventualmente a Palazzo Madama.
Dai centri per l’impiego ai licei musicali: assunzioni a tappeto
Quattromila nuovi ingressi da parte delle regioni nei Centri per l’impiego in versione potenziata, considerati una delle tessere
chiave nel complesso mosaico del reddito di cittadinanza, per un costo di 120 milioni nel 2019 e altri 160 milioni l’anno
dal 2021; e altri 400 nell’ambito dei licei musicali, per una spesa di quasi 47 milioni nel triennio: sono solo alcune delle
asunzioni previste dai correttivi formulati dall’esecutivo e dai relatori, Silvana Comaroli (Lega) e Raphael Raduzzi (M5S).
Ma la pioggia di assunzioni che sgorga da questo pacchetto di ritocchi investe vari settori e iniziative: dall’Accademia della
Crusca a Expo 2020 passando per l’Avvocatura generale dello Stato, la Corte dei conti, la lotta alle frodi agroalimentari
e i ministeri dell’Economia e dei beni culturali per un costo totale di oltre 600 milioni: circa 157 milioni nel 2019, 219
nel 2020 e oltre 226 milioni nel 2021.
Gli ingressi nella Pa in “stand by”
In stand by prolungato attendendo di avere una concreta chance di approvazione: è la condizione in cui si sono ritrovati alcuni
emendamenti “qualificati” della maggioranza (finalizzati a potenziare con nuove ingressi diverse struttutture pubbliche) con
concrete possibilità, almeno in alcuni casi, di ottenere l’ok prima della conclusione della lunga maratona della commissione
Bilancio, che di fatto è cominciata solo nelle ultime ore. È il caso della proposta di modifica sul potenziamento con 930
nuove unità in 3 anni degli Ispettorati del lavoro (per una spesa di 8,7 milioni nel 2019 e di oltre 60 milioni nel biennio
successivo). Per non parlare del correttivo sull’estensione del tempo pieno alla scuola primaria (le “elementari”) che proprio
per i costi elevati anche per l’assunzione di personale (in tutto 226 milioni il prossimo anno e oltre 650 milioni nei due
anni seguenti) è stato subito considerato uno dei ritocchi con pochissime possibilità di ottenere il via libera. Nel pacchetto
degli emendamenti “incerti” anche i nuovi posti per ricercatori e quelli di dirigenti penitenziari.
I nodi pensioni e reddito di cittadinanza
Vertice dopo vertice, in parallelo con il negoziato con Bruxelles per evitare la procedura d’infrazione, il capitolo pensioni,
con quota 100 e la stretta sui cosiddetti “assegni d’oro”, e quello sul reddito di cittadinanza hanno continuato a condizionare i lavori parlamentari sulla manovra. La parole fine sulla configurazione di queste due misure (in termini di meccanismi e costi) arriverà solo al Senato, anche
nel caso in cui, alla fine, la Camera dovesse optare per qualche piccolo anticipo, come nel caso dei trattamenti pensionistici
elevati. Con un’ulteriore punto interrogativo: i tempi sempre più stretti che rimarrano a disposizione del Senato per affrontare
le grandi questioni del disegno di legge di bilancio, anche perchè il testo dovrà necessariamente tornare alla Camera per
ottenere l’approvazione definitiva prima della fine dell’anno.
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