«C'è qualcuno che è stato zitto per anni quando gli italiani, gli imprenditori e gli artigiani venivano massacrati. Ora ci lasciassero lavorare e l'Italia sarà molto migliore di come l'abbiamo trovata». È la replica del vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini alle critiche all’azione di governo arrivate dal leader degli industriali italiani Vincenzo Boccia. «La nostra pazienza è quasi limite», aveva ammonito ieri Boccia alla manifestazione di Torino delle associazioni imprenditoriali a favore della linea Tav Torino-Lione e per lo sviluppo delle infrastrutture. «Siamo qui da sei mesi - ha ribadito Salvini a margine delle celebrazioni di Santa Barbara, patrona dei Vigili del fuoco - ascolterò tutti, incontrerò tutti, ma che ci lasciassero lavorare e vedranno che l'Italia sarà molto meglio di come l'abbiamo ereditata», ha rimarcato Salvini.
«Per rapporto deficit/Pil 2% solo un numero, noi badiamo a sostanza»
Alla domanda su quale fosse l’obiettivo del Governo per il rapporto deficit-Pil Salvini ha invece risposto che il 2% è un
numero su cui si esercito giornalisti e commissari Ue, noi badiamo alla sostanza e a trovare risorse». «Noi facciamo una manovra
seria - ha aggiunto - che non dipenderà dallo zero virgola ma dai contenuti. Una manovra che ha degli investimenti che non
ci sono mai stati negli anni precedenti». Quanto al Tav, Salvini ha ribadito «di essere per l'Italia dei sì».
Rossi (Giovani Confindustria): Salvini ci ascolti, senza battute
La controreplica degli industriali alle parole di Salvini non si fa attendere. «Salvini vive in un altro Paese», sottolinea
Alessio Rossi, vicepresidente di Confindustria e presidente dei Giovani, difendendo il riolo critico delle associazioni di
rappresentanza. « Noi parliamo, critichiamo e cerchiamo di fare il bene del nostro Paese - ha spiegato Rossi - e non guardiamo
solo agli interessi delle imprese ma di tutti. È bene che si faccia delle domande, che questo governo ascolti la voce degli
imprenditori italiani senza fare battute. Oggi rappresentano delle istituzioni non un partito».
Nodo inverstimenti: per la crescita appena 5 miliardi
«Questa - ha spiegato poi Rossi a margine del convegno “Sport e imprese” promosso dal Coni a Roma - è una manovra che indebita
il Paese, soprattutto le future generazioni. Il tutto in cambio di assistenzialismo e misure che pagano solo la spesa corrente.
Non c'è niente per la crescita se non appena 5 miliardi. Ci sembra insufficiente e per questo la manovra la rispediamo al
mittente. Speriamo che in queste ore riescano a trovare questi 4 miliardi che ci permetterebbe di non vedere l'Unione europea
aprire una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia». «Potremmo farcela - ha concluso Rossi - il presidente Boccia
ha suggerito di reperire questi soldi, due miliardi dal reddito di cittadinanza e altrettanti dalle pensioni. Se non riusciranno
a trovarli ha invitato il premier Conte a dimettersi».
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