ROMA - Un altro vertice a quattro fra il premier Conte, il ministro dell’Economia Tria e i due vicepremier Salvini e Di Maio probabilmente già oggi. E la presentazione della proposta italiana per l’accordo con la Ue sulla manovra martedì prossimo, quando Conte incontrerà il presidente della Commissione Juncker a Strasburgo, al Parlamento, prima del Consiglio europeo del 13-14 dicembre.
Il calendario del confronto sui numeri torna a infittirsi, verso le «decisioni politiche» evocate martedì da Tria che non possono farsi aspettare ancora molto. «Per tenere i conti in ordine bisogna guardare al dato strutturale - accelera Conte ieri in serata parlando all’AdnKronos - per cui dobbiamo contenere il debito e anche il rapporto deficit/Pil 2020 e 2021». Sul piano tecnico è una considerazione quasi ovvia. Su quello politico è determinante. Perché certifica che i “risparmi da mini-rinvio” di reddito e pensioni, 4 miliardi circa, su cui continuano ad attestarsi i leader della maggioranza, non bastano certo a chiudere la partita.
Conte e Tria, i cui contatti sono continui, lavorano a tagliare il deficit 2019 dal 2,4% all’1,9-2%, che sul piano strutturale (al netto di una tantum, effetti del ciclo economico e flessibilità per le spese eccezionali) potrebbe tradursi in un indebitamento intorno all’1%. Non troppo lontano dalle richieste Ue anche alla luce di un quadro macro che si fermerà ben distante dalla crescita dell’1,5% messa in programma solo un mese fa. Nel cantiere della prima revisione del programma di bilancio si era pensato a un +1,2%, e giusto ieri l’agenzia Fitch ha limato da 1,2% a 1,1% le sue previsioni sulla crescita italiana.
In quello che sarebbe il terzo programma italiano in meno di due mesi, revisioni di questo genere del deficit 2019 devono spingere al ribasso anche i deficit 2020 e 2021. Ma i nuovi saldi imporrebbero un ripensamento nella composizione della manovra che fatica a farsi strada nella maggioranza. Da Lega e M5S diverse fonti continuano a negare la possibilità di un deficit sotto al 2,2%. «Possiamo trattare ma non tradire», hanno rilanciato ieri sia Di Maio sia Salvini, che sabato porta in piazza a Roma il Carroccio con lo slogan «dalle parole ai fatti». Ma Tria continua a trasmettere «speranza» sull’esito del confronto.
Ma lo stallo deve chiudersi in fretta. «Il nostro dovere è agire - ha spiegato ieri il ministro degli Affari europei Paolo Savona alla presentazione romana del libro di Roberto Sommella - perché rischiamo una ricaduta nella recessione produttiva». Ma alle domande sull’andamento del confronto Savona ha risposto «vorrei saperlo anch’io».
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