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Manovra, sì della Camera alla fiducia: 330 voti a favore e 219…

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verso il voto finale

Manovra, sì della Camera alla fiducia: 330 voti a favore e 219 contrari

Sì della Camera alla manovra con 330 sì, 219 i no e un astenuto. Dopo il Consiglio dei ministri per la variazione della nota di bilancio, iniziato e poi sospeso, l'Aula è ripartita dall’articolo 2 ma prima del voto finale sul provvedimento saranno vagliati dai deputati i circa 300 ordini del giorno.

Tutto questo mentre sull’esecutivo aumenta la pressione per la riscrittura della legge di Bilancio attesa nel secondo giro al Senato. I due pilastri di politica economica su cui poggia l’intera manovra hanno trovano infatti nel testo attuale solo l’indicazione dei fondi ad hoc per il 2019 da 9 e 6,7 miliardi (7 dal 2020). Lo stanziamento per il reddito andrà anche alla pensione di cittadinanza e assorbirà le risorse del Rei (circa 2,2 miliardi nel 2019, 2,15 nel 2020 e 2,13 dal 2021). Nel ddl mancano però le modalità di attuazione di entrambe le misure, per «quota 100» si aspetta l’approdo a Palazzo Madama, il destino normativo del reddito è invece ancora incerto.

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Anche sulla sorte dell’ecotassa per le auto più inquinanti, ultima venuta in ordine di tempo nel passaggio a Montecitorio, bisognerà aspettare il confronto all’interno della maggioranza. Sono previsti sconti per l'acquisto di veicoli a basse emissioni ma finanziati con una nuova tassa da 150 a 3mila euro, in base ai grammi di anidride carbonica, con effetti penalizzanti anche per chi compra mezzi di piccola cilindrata. Nel mirino il vicepremier Luigi Di Maio ha assicurato un miglioramento della contestatissima norma e a questo scopo dovrebbe contribuire il tavolo sul settore auto con costruttori e consumatori in agenda l’11 dicembre.

Sul fronte delle imprese la manovra cancella Iri e Ace ma allarga la platea di autonomi che godono del regime forfettario al 15%, portando la soglia di ricavi a 65mila euro. Per le aziende che investono o assumono nuovi dipendenti, anche a tempo, sconto di 9 punti dell'Ires (dal 24% al 15%). Taglio dell'Imu sui capannoni, con la deduzione che passa dal 20% al 40%. Rinnovato il bonus Sud per le assunzioni stabili e nuovo sconto per chi assume “eccellenze”. Cedolare secca al 21% per i negozi e proroga per i Comuni della maggiorazione Tasi.

Cambiamenti in vista anche nell’ambito “famiglia”. Le neomamme potranno rimanere al lavoro fino al nono mese, godendo di tutti e 5 i mesi di congedo dopo il parto. Il congedo dei papà sale a 5 giorni obbligatori a cui aggiungerne un sesto se compensato con quelli della madre. Il bonus per gli asili nido passa a 1.500 euro. Infine Viene stanziato 1 milione di euro per agevolazioni all'acquisto - obbligatorio - dei seggiolini antiabbandono.

Nel complesso la manovra che nelle prossime ore uscirà dalla Camera ammonta a 37 miliardi (22 miliardi di deficit nel 2019, con 6,9 miliardi di tagli di spesa, 8,1 miliardi di aumento di entrate) e, sempre per i prossimo anno, il rapporto deficit/Pil risulta tuttora indicato al 2,4%, con una crescita dell'1,5% e un rapporto debito/Pil atteso al 130 per cento.

Nonostante le tensioni dentro e fuori il governo i suoi azionisti politici mostrano di muoversi comunque di comune accordo. Al coro dei critici sì è unito anche l’ex premier Silvio Berlusconi annunciando il no alla fiducia da parte di Forza Italia. «Siamo nelle mani di un governo di dilettanti, di incapaci, anche umanamente lontani da un grado minimo di cultura». Un’accusa indigeribile alla Lega il cui consenso nel Paese vola. «Flat tax al 15% per partite Iva, commercianti, piccoli imprenditori e professionisti. Diritto alla pensione e al lavoro per oltre mezzo milione di italiani, superando la legge Fornero (votata anche da Fi). Quindici miliardi di investimenti pubblici. Riduzione di 100.000 sbarchi di immigrati e assunzione straordinaria di 8.000 uomini e donne delle forze dell'ordine» replicano i capigruppo del Carroccio Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari. «Tutto questo, e altro, in sei mesi di governo. Berlusconi lo sa?». Alla manifestazione di piazza del Popolo, il giorno dell’Immacolata, il leader Matteo Salini cavalcherà il suo stato di grazia spinto da sondaggi mai così generosi verso la Lega. Ma l’indomani arriva la parte più difficile, mettere al riparo i conti pubblici dalle insidie che aleggiano mediante un’intesa con gli alleati di governo tutta ancora da scriversi.

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