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Polizia Postale a caccia dei contatti con Chérif e di chi esulta sulla rete

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dopo l’attentato a strasburgo

Polizia Postale a caccia dei contatti con Chérif e di chi esulta sulla rete

L’allerta massima è scattata qualche minuto dopo la notizia dell’attentato a Strasburgo. Da ieri sera gli agenti della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni setacciano il web senza interruzioni, “h 24”, alla ricerca di qualunque indizio, segnale o indicazione utile sul piano investigativo davanti al riemergere della minaccia fondamentalista. Un’attività di monitoraggio, di prevenzione e di perlustrazione dai risultati imprevedibili. La sezione antiterrorismo dei web-poliziotti scandaglia la rete in ogni anfratto, possono spuntare informazioni preziose. Da Israele il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ricorda che è previsto «l’arresto immediato di chiunque in queste ore sta esultando online». D’intesa con i colleghi della Polizia di prevenzione, l’antiterrorismo in senso classico con gli uffici Digos in tutte le questure, la task force di uomini e donne guidati da Nunzia Ciardi da ieri sera ha messo al centro della sua attività ogni ricerca sulle tracce del terrorista Chérif Chekatt, l’autore dell’attentato di Strasburgo.

Dal proselitismo all’apologia, ogni indizio utile
Si cercano e se si trovano si osservano i contatti, gli ambienti dove se ne parla, ogni punto e spunto riconoscibile da ricondurre a Chériff e al suo contesto. Un lavoro senza sosta, dove attesa e rapidità nell’azione investigativa on line sono combinazioni in continua evoluzione. Si va a guardare la propaganda, spesso con l’ausilio di mediatori culturali al lavoro fianco a fianco con gli agenti in azione operativa on line. Non può e non deve sfuggire nulla: dal proselitismo all’apologia di reato, dal sostegno ai potenziali fiancheggiatori. Se si trova, il consenso in rete al gesto terroristico va individuato, circoscritto e confrontato se necessario con altri comparti della sicurezza nazionale – nella stessa Polizia di stato, Ucigos in testa, ma anche i servizi di informazione, le altre forze di polizia compresa la Penitenziaria, le procure – in modo da definire lo spessore investigativo del materiale informativo acquisito. Il tempo d’indagine, dunque, può dilatarsi o accorciarsi in modo fulmineo davanti al delinearsi della prospettiva: il rischio di un nuovo attentato, la possibilità di una cattura o, al contrario, la comparsa ancora poco visibile del potenziale criminale.

Un sistema integrato di sicurezza
È un’attività a tutto campo collaudata e ormai da tempo inserita, sottolinea Nunzia Ciardi, «in un sistema integrato» di amministrazioni dello Stato dove il centro è il dicastero dell’Interno visto che il suo ministro è l’autorità nazionale di pubblica sicurezza. La Polizia delle Telecomunicazioni, fiore all’occhiello del prefetto Franco Gabrielli, capo del dipartimento di Ps, in questo quadro è in presa diretta anche con tutte le procure della Repubblica e la direzione nazionale Antimafia e antiterrorismo guidata da Federico Cafiero De Raho. I precedenti operativi di queste linee d’azione sono numerosi. Finora per fortuna di successo.

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