C’è la necessità di gestire un flusso importante di visitatori: una media di 25mila presenze ogni giorno affollano i 45 ettari del Parco del Colosseo. Ma c’è anche - soprattutto di questi tempi - l’esigenza di prevenire azioni terroristiche, che non non disdegnano come obiettivi i monumenti. Per questo si è deciso di rinforzare e adeguare il sistema di sorveglianza di Colosseo, Foro Romano, Domus Aurea, Palatino, i luoghi che costituiscono il Parco del Colosseo. Il progetto, messo a punto dal Parco in collaborazione con i carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale di Roma, farà ricorso alle nuove tecnologie.
Sistemi di allarme e videosorveglianza
Il progetto - per il quale, come ha spiegato la direttrice del Parco, Alfonsina Russo, sono stati stanziati sette milioni
di euro e le cui procedure di gara partiranno all’inizio dell’anno - ha l’obiettivo di intensificare i controlli ai varchi
di accesso e lungo tutto il perimetro dell’area archeologica. La ricognizione del sistema di sicurezza esistente, che già
prevede barriere antintrusione di tipo meccanico lungo le recinzioni e impianti di videosorveglianza tradizionali, ha evidenziato
diversi punti deboli. Ci si è resi conto che l’attuale meccanismo ha una funzione deterrente, ma se si vuole evitare l’ingresso
nel Parco di persone non autorizzate e scongiurare l’introduzione nell’area di oggetti non consentiti, si deve puntare su
sistemi di allarme e sulla videosorveglianza dell’intera zona.
Sei aree da tenere sotto controllo
Poiché i diversi punti del Parco hanno differenti esigenze, lo si è suddiviso in sei aree: il Foro Romano, il Palatino, l’edificio
di Santa Maria Nova, il museo del Palatino, il Colosseo e la Domus Aurea. Il perimetro dell’area archeologica e quello della
Domus Aurea saranno controllati da telecamere termiche e ottiche integrate da sensori di movimento. I luoghi più a rischio
- come gli ingressi, i monumenti con installazioni multimediali, le mostre - saranno inoltre protetti attraverso il potenziamento
delle barriere antintrusione e dei sistemi di allarme. Immagini e segnali di “pericolo” saranno trasmessi a un server di
cui sarà dotata ognuna delle sei aree e poi da qui verso la centrale operativa attraverso una dorsale di fibre ottiche.
Per il Colosseo protezioni a infrarossi
Un po’ più complicato, per le caratteristiche del monumento, mettere in sicurezza il Colosseo. In questo caso si procederà
per gradi. Già lo scorso anno è stata avviata una sperimentazione con alcuni prototipi che si compongono di sistemi di dissuasione
meccanica e di allarmi vocali che invitano le presenze non autorizzate ad allontanarsi dall’area. Poiché i risultati sono
stati soddisfacenti solo in parte - ognuno dei due sistemi presenta vantaggi e svantaggi - si è deciso di prolungare la sperimentazione
su uno o due fornici aggiungendo anche protezioni a infrarossi, in grado di segnalare un eccessivo avvicinamento all’Anfiteatro
da parte di persone o cose “inattese”. Se i test saranno positivi, si estenderà l’intero sistema di sicurezza a tutto il Colosseo.
Settemila telecamere sulla capitale
Una volta completato il piano di protezione del Parco, lo si potrà collegare, ha suggerito il prefetto di Roma Paola Basilone,
al sistema di videosorveglianza della capitale, una rete di 7mila impianti interconnessi che è in via di realizzazione. Progetto
che ha trovato d’accordo il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, che ha anche suggerito di rafforzare la presenza
dei militari durante i periodi di maggiore afflusso al Parco, come il mese di agosto.
Lotta al degrado
Insieme alla messa in sicurezza dell’area archeologica si procederà anche alla sistemazione della piazza antistante l’Anfiteatro
e di tutta l’area esterna del Parco, compreso l’accesso già esistente alla metropolitana.
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