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Da gennaio il M5S punterà su ambiente e giustizia, la Lega su…

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Dopo la resa all'Europa sulla manovra

Da gennaio il M5S punterà su ambiente e giustizia, la Lega su legittima difesa e immigrazione

Da qui in avanti, con l’appuntamento delle elezioni europee di maggio cerchiato in rosso sul calendario, Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno un obiettivo preciso da centrare: far dimenticare ai rispettivi elettorati la resa all’Europa, dopo mesi in cui la battaglia contro l’Ue matrigna è stata spesso quasi l’unico collante tra i due partner di governo. Il nuovo target è tutt’altro che facile: M5S e Lega dovranno continuare a navigare insieme tentando però di marcare ancora di più le proprie specificità. Con i Cinque Stelle alle prese con il problema aggiuntivo di scongiurare travasi dal proprio bacino a quello del Carroccio, sempre più avanti nei sondaggi. Non basteranno ai vicepremier l’avvio di quota 100 e reddito di cittadinanza, che pure sono i cavalli di battaglia difesi strenuamente fino all’ultimo.

Salvini punta su legittima difesa, immigrazione, forze di polizia
Il vicepremier leghista, che ha già incassato il decreto sicurezza e la linea dura sui migranti, confermata da ultimo con il rinvio dell’adesione al Global Compact, continuerà da ministro dell’Interno a battere sul tasto che più lo caratterizza. Alla Camera c'è da far approvare la proposta di legge sulla legittima difesa, già varata dal Senato lo scorso 24 ottobre. Salvini ci è tornato recentemente: «Eccesso di legittima difesa? È il reato che andremo a cancellare». La Lega spera in un via libera dell’Aula a febbraio, nonostante i mal di pancia tra i Cinque Stelle. Ma in pentola bolle anche un altro provvedimento, annunciato da Salvini il giorno del disco verde al Dl sicurezza: una «completa riorganizzazione di tutte le norme sull'immigrazione». Che prelude a nuovi giri di vite. Atteso dalle forze di polizia c'è infine il decreto delegato sul riordino delle carriere, che potrà attingere dai 5 milioni di euro stanziati dal 2018 dal Dl sicurezza e anche con gli altri fondi previsti in manovra.

Le carte M5S: acqua pubblica, referendum, giustizia, Dl Terre dei fuochi
Per i Cinque Stelle la strategia è ancora da definire nei dettagli. Per loro, partiti come forza anti-sistema scagliata contro i “poteri forti”, il prezzo della trasformazione in partito di governo è stato finora più alto, complici i clamorosi dietrofront sul Tap e sul Terzo Valico, la nebulosa Tav che li attende al varco, la risoluzione della vicenda Ilva invisa allo zoccolo duro degli elettori pugliesi, l’appiattimento sulle politiche migratorie della Lega che scontenta l’ala più movimentista dei parlamentari (che vedono nel presidente della Camera Roberto Fico il loro punto di riferimento).

Per far scordare tutte le retromarce, ci sarà bisogno di un supplemento di sforzi, nella speranza che il reddito di cittadinanza parta senza flop. È per questo che alla Camera avanza la proposta di legge sull’acqua pubblica come “bene comune” e la riforma del servizio idrico, cara proprio a Fico perché richiama le battaglie delle origini. Ma il 2019 sarà anche l'anno in cui il M5S spera siano approvate le riforme costituzionali targate Fraccaro: quella su abolizione del quorum per il referendum e introduzione del referendum propositivo (alla Camera) e sul taglio dei parlamentari (ora al Senato). Anche qui un recupero delle vecchie bandiere della democrazia diretta e dei tagli ai costi della politica.

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Vale anche per l'ambiente, su cui il garante Beppe Grillo ha chiesto di tornare a combattere: a gennaio dovrebbe essere approvato dal Governo il decreto Terre dei fuochi del ministro Costa, con il Daspo ambientale per le aziende che inquinano e la bonifica dei siti orfani. Senza dimenticare la giustizia: la riforma di quella civile è quasi pronta, ma entro il prossimo anno dovrà essere varata anche quella del penale. Condizione posta dalla Lega per l'entrata in vigore dal 2020 della riforma della prescrizione introdotta con il decreto anticorruzione appena approvato dalla Camera.

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