L'Aula del Senato ha approvato dopo le due di questa notte la manovra, al termine di una lunga giornata cominciata con la bollinatura della ragioneria di Stato al maxiemendamento presentato dalla maggioranza dopo l’accordo con la Ue.
Il testo torna ora alla Camera per la terza lettura. Il testo approderà in Aula a Montecitorio il 28 dicembre. I voti a favore della fiducia sono stati 167, 78 i contrari, tre gli astenuti, tra cui il senatore a vita Mario Monti. In un successivo voto il testo della legge di bilancio è statto approvato in aula: voti a favore sono stati 163, 68 i contrari e due gli astenuti.
Il Pd non ha partecipato al voto di fiducia in segno di protesta per il passaggio parlamentare troppo rapido: «Per la prima volta - ha detto il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci - si fa una legge di bilancio completamente extra parlamentare».
La lunga giornata
Dopo attese e rinvii era arrivato in Aula al Senato il maxi-emendamento del governo al Ddl bilancio che solo alle 13 di sabato ha ricevuto la “bollinatura” della Ragioneria di Stato dopo una notte di lavori. Il testo - su
cui il Governo ha posto la questione di fiducia scatenando le proteste delle opposizioni («Vergogna!») - è stato votato dalla
commissione Bilancio che ha dato il via libera dopo un esame-lampo. Le minoranze non hanno partecipato al voto, mentre il
Pd preannuncia un ricorso alla Consulta.
«Viste le gravissime violazioni dell'articolo 72 della Costituzione (quello che regolamenta la procedura di approvazione dei disegni di legge, ndr) - ha annunciato il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci - il gruppo parlamentare del Pd esprime la volontà di sollevare ai sensi dell'art. 134 della Costituzione il ricorso diretto alla Consulta affinchè si pronunci sulla enormità che si sono compiute sotto i nostri occhi e sotto quelli del Paese da parte di questo governo violento che se ne frega dei diritti del Parlamento».
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Per far quadrare i conti nella versione finale del testo il governo ha dato una sforbiciata al piano di investimenti. Il maxi-fondo da 9 miliardi in tre anni previsto inizialmente diventa un-mini fondo da 3,6 miliardi nel triennio. Nel 2019 il fondo istituito presso il Mef ammonta ora a 740 milioni di euro (contro i 2.750 della versione originaria), nel 2020 a 1.260 milioni (da 3.000 milioni) e nel 2021 a 1.600 (da 3.300). In totale il taglio è di 5,4 miliardi.
Ma le modifiche non sono ancora finite. Il sottosegretario Massimo Garavaglia in commissione ha annunciato lo stralcio della norma che introduceva una stretta sugli Ncc (noleggio con conducente) e aveva provocato le proteste di piazza degli operatori del settore. «Da un’analisi sul comma 160bis - ha detto -, il governo ha fatto una valutazione: potrebbe comportare costi aggiuntivi e quindi una scopertura. Per questi motivi il governo ne chiede uno stralcio. Rivedremo il tema successivamente». Tuttavia la relazione tecnica specifica si tratta di una norma di «carattere ordinamentale e, pertanto, alla stessa non si ascrivono effetti finanziari a carico della finanza pubblica». L’opposizione attacca: «Lo stralcio dell’emendamento sugli Ncc avviene solo per ragioni politiche» dice Antonio Misiani (Pd).
Questa notte si è anche tenuto un Consiglio dei ministri che, oltre ad approvare i nuovi saldi della manovra, ha approvato un decreto in materia di Ncc per affrontare la crisi del settore. Il decreto introduce una nuova regolamentazione della disciplina del servizio di noleggio con conducente.
La nuova versione della manovra non manca di suscitare dubbi nell’Ufficio parlamentare di bilancio, secondo il quale senza aumenti dell’Iva il deficit di bilancio è destinato ad arrivare alla soglia limite del 3% nel 2020 e nel 2021.
«Volevo ringraziare il Ragioniere Franco e Biagio Mazzotta e tutta la Ragioneria generale dello Stato, perché hanno lavorato a ritmi impossibili. In una situazione difficile hanno consentito di arrivare ad un risultato importante», ha commentato il viceministro dell'Economia Massimo Garavaglia a margine dei lavori sulla manovra in Senato.
Ma per effetto del ritardi accumulati anche a Montecitorio si allungano i tempi per il varo. Secondo fonti di Montecitorio la legge di Bilancio passerà infatti in commissione anche il 27 dicembre per approdare in Aula il 28 ed essere varata entro sabato 29.
«Sapete che mi sono già scusato avremmo voluto terminare prima il negoziato» con l’Ue, aveva spiegato il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, rispondendo a una domanda sui tempi di approvazione. «Siamo in zona Cesarini, abbiamo creato un rallentamento; ci siamo e confidiamo che domani la manovra possa essere approvata al Senato previa discussione in Aula», aveva poi concluso Conte. «Se avessimo approvato manovre economiche sotto dettatura, come hanno fatto i precedenti Governi non ci troveremmo a Natale ad approvare la manovra. L'Italia si è fatta finalmente sentire», ha ricordato invece il vicepremier Matteo Salvini, dicendosi «sufficientemente sicuro» che oggi la manovra sarà approvata dal Senato.
Il dilatarsi della seconda lettura della manovra porta con sé anche un altro slittamento. «Alla luce del prolungamento dei tempi di approvazione della Legge di Bilancio» - si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi - l'ufficio stampa del premier « ha deciso di posticipare la consueta conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio alla prossima settimana». Il tradizionale incontro con la stampa per il bilancio sull’azione di governo nel 2018 avverrà presumibilmente tra Natale Capodanno.
Stizzita per lo “stop and go” dei lavori, la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati ha chiesto in precedenza rispetto
al Governo. «Pur comprendendo le difficoltà del Governo anche nella interlocuzione con l'Unione Europea, mi corre l'obbligo di invitare la maggioranza e il Governo ad avere un percorso legislativo più regolare, non con questa tempistica
a singhiozzo, ma rispettoso dell'Assemblea del Senato», ha sottolineato nel corso del dibattito in Assemblea sul calendario dei lavori sul Ddl bilancio.
Durissima, com’era prevedibile, la reazione dell’opposizione, sugli scudi da giorni per la forzatura della prassi parlamentare portata avanti dall’Esecutivo. «Il Parlamento non ha ancora visto la manovra, siamo contro la Costituzione», ha protestato il capogruppo dem Andrea Marcucci, durante la riunione Governo-maggioranza convocata nel corso della conferenza dei capigruppo (sospesa per l'occasione) proprio per aggiornare il programma dei lavori. «Siamo all'epilogo - ha aggiunto Marcucci annunciando l’occupazione simbolica dei banchi dell’Aula di palazzo Madama da parte suo gruppo - ancora oggi non c’è il maxiemendamento, pensano che il Senato della Repubblica sia lo zerbino del Governo, siamo al limite, dobbiamo reagire».
La manovra è approdata in Aula senza mandato al relatore e senza neanche un voto in commissione, tra le proteste delle opposizioni.
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Il mancato voto in commissione Bilancio ha scatenato le proteste dell’opposizione, con Pd e Leu che hanno abbandonato i lavori. Il presidente Daniele Pesco (M5S) aveva da poco spiegato che la commissione non avrebbe avuto tempo per esaminare tutti gli emendamenti e probabilmente nemmeno per organizzare l'audizione dell’Ufficio parlamentare di bilancio.
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Intanto, secondo quanto si apprendere i decreti legge sul reddito di cittadinanza e per la riforma della legge Fornero sulle pensioni - inizialmente attese tra Natale e Capodanno - dovrebbero arrivare in Consiglio dei ministri a inizio gennaio.
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«Pd: nessun voto, imporranno fiducia»
«È la prima volta di una manovra totalmente extraparlamentare» ha detto il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci, spiegando
che «abbiamo dato la disponibilità a venire in aula il 26 per votare la manovra dopo averla esaminata in commissione ma la maggioranza vuole farci votare solo la fiducia in Aula: la imporranno». «È un atto ostile al Paese, una manovra drammatica ricca di errori che pagheremo negli anni», ha aggiunto Marcucci.
Di Maio: esclusione ambulanti da Bolkestein
Sul fronte delle «cose importanti portate a casa» dal governo, poi, ci sarebbe anche «l’esclusione degli ambulanti dalla Bolkestein», scrive il vicepremier Luigi Di Maio in un post su
Facebook e sul blog delle Stelle.
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