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Manovra, clima infuocato alla Camera: il Governo chiede la…

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insulti e tensioni in aula

Manovra, clima infuocato alla Camera: il Governo chiede la fiducia. Il Pd ricorre alla Consulta

Tra dure polemiche per i tempi contingentati e l’impossibilità di entrare nel merito e accuse di parzialità al presidente Roberto Fico, oggi l'Aula della Camera ha avviato la terza lettura della legge di Bilancio 2019. Di fatto, una corsa contro il tempo per evitare l'esercizio provvisorio: per questo, nella notte, la commissione Bilancio di Montecitorio aveva approvato, con i voti di M5s-Lega e l'opposizione di Pd e Forza Italia, il mandato al relatore, e il via libera alla trasmissione del provvedimento all'assemblea senza discutere né votare (come già al Senato in seconda lettura) i circa 350 emendamenti presentati.

Il Governo richiede la fiducia
L’attesa richiesta del voto di fiducia sulla manovra da parte del Governo è stata formalizzata nel pomeriggio dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, al termine di una discussione generale fortemente rallettata dal clima da rissa, più volte sfiorata, tra maggioranza-opposizione. In alcune occasioni solo l’intervento dei commessi ha impedito ai deputati di venire alle mani, a conferma di un clima infuocato. Al punto che alcuni fascicoli di emendamenti sono stati lanciati sul banco del Governo, uno dei quali ha anche colpito il sottosegretario Garavaglia. Le modalità del voto di fiducia - probabilmente domani, con voto finale domenica - saranno ora decise dalla Conferenza dei capigruppo, subito convocata dal presidente Fico sommerso da una bordata di fischi arrivati dai banchi dell’opposizione. Nel corso del dibattito, prima della richiesta della fiducia, l’Aula ha respinto a stragrande maggioranza (153 voti di differenza) la richiesta presentata dal Pd di riportare la manovra in commissione per permettere un adeguato esame dei contenti della manovra arrivata dal Senato.

Tempi d’esame contingentati
Per stringere i tempi d’esame i relatori di maggioranza hanno rinunciato ad intervenire, consegnando il testo del loro discorso: una scelta di economia dei tempi che ha, però, innescato la reazione dell'opposizione, inducendola in prima battuta ad abbandonare la Conferenza dei capigruppo per protesta contro il presidente che non ha fatto votare una richiesta di sospensione dell'Aula. «Il presidente della Camera deve essere soggetto di garanzia e non di parte. L'opposizione è stata umiliata. Fico non ha fatto votare la sospensione perchè mancava la maggioranza», ha spiegato il capogruppo del Pd Graziano Delrio. «Noi abbiamo rispetto per Fico, ma lui deve avere rispetto per l'opposizione. Venga in Aula a spiegare il suo comportamento», ha aggiunto Maria Stella Gelmini di FI.

Fico: esame senza mandato al relatore «assolutamente sconsigliabile»
passaggio parlamentare on giusto ma non parlo di GovernoNel pomeriggio, replicando alle contestazioni di Emanuele Fiano (Pd) rispetto ai precedenti illustrati dalla presidenza sulle modalità di esame della manovra, Fico ha liquidato come «assolutamente sconsigliabile» il conferimento del mandato al relatore in commissione senza la votazione degli emendamenti. «Per me - ha spiegato - non è un modo giusto di procedere. D'altra parte non è mio compito parlare del governo, della Ue ma della Camera». Io - ha proseguito Fico - capisco perfettamente la contestualizzazione rispetto alla forzatura. I precedenti sono giusti rispetto al fatto che è già successo che si desse il mandato al relatore prima di votare gli emendamenti, ma in questo caso è ancora più pesante».

Opposizioni all'attacco
In Aula, la bagarre dell’opposizione è partita già con gli interventi iniziali sull'ordine dei lavori, prima dell'inizio della discussione generale. «Mai è successo che si arrivasse da una terza lettura della legge di Bilancio senza che si esaminassero i relativi emendamenti», ha tuonato il dem Emanuele Fiano - tra i protagonisti delle proteste messe in scena nellemiciclo - chiedendo l'intervento del presidente della Camera «contro questo vulnus» che «mortifica il Parlamento e viola la Costituzione». All’attacco anche l’azzurro Francesco Paolo Sisto, che ha annunciato «opposizione dura, non solo in quest'Aula ma anche nelle piazze, rispetto ad una manovra che non siamo riusciti a discutere per niente qui alla Camera e che il Senato ha esaminato per duecento minuti in tutto». Nella fase iniziale della seduta l'opposizione ha chiesto poi un allungamento dei tempi di
discussione «dopo il procedimento anomalo e senza precedenti che è stato seguito in Senato», ha detto Maurizio Lupi.

Il Pd ricorre alla Consulta
Il Pd, intanto, insiste nella preannunciata denuncia di incostituzionalità per l’iter a tappe forzate del ddl Bilancio: oggi 37 senatori dem hanno infatti depositato alla Corte costituzionale un ricorso contro la manovra preparato da un gruppo di eminenti costituzionalisti, sollevando un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sull'iter di approvazione della legge di bilancio. Il presidente della Corte Giorgio Lattanzi ha quindi fissato con decreto la trattazione dell’ammissibilità del ricorso nella Camera di consiglio del 9 gennaio 2019, nominando relatrice della causa la vicepresidente Marta Cartabia. Nel passaggio al Senato, ha spiegato alla stampa il capogruppo dem Andrea Marcucci che ha firmato il ricorso insieme ad altri 36 senatori, «c'è stata la volontà precisa di impedire di conoscere cosa di stesse votando. Si è voluto intaccare la democrazia parlamentare e il nostro ricorso vuole ristabilire le regole della democrazia che Governo e maggioranza stanno minando con continuità e determinazione». Il ricorso, ha spiegato il deputato e costituzionalista Stefano Ceccanti, evidenzia la violazione dell'articolo 72 della Costituzione, «secondo il quale ogni testo legislativo deve essere esaminato dalla commissione di merito e votato articolo per articolo dall'Aula. Il ricorso si basa sull'idea che un gruppo parlamentare sia un potere dello Stato e che quindi possa avanzare un ricorso diretto alla Consulta, così come prevede l'articolo 134, secondo comma della Costituzionale».

Conte: pieno rispetto per Camere, ritardi su manovra non si ripetano
Sul duro scontro politico in Assemblea alla Camera interviene anche il premier Giuseppe Conte, che nel corso della sua conferenza stampa di fine anno ha ammesso la «situazione non ideale» creatasi al Senato durante la discussione della manovra, che si va replicando alla Camera, dove «c'è la prospettiva di una contrazione forte dei tempi». Causa le trattative sui conti con la Commissione Ue a Bruxelles «siamo arrivati in zona Cesarini per il varo della manovra», ha ammesso Conte, sicuro che «una situazione del genere non si presenti più. In ogni caso, non c'è stata nessuna deliberata volontà del governo di comprimere i tempi».

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