Era un vecchio cavallo di battaglia della maggioranza, almeno sulla sponda grillina: la tutela dell’ambiente, sotto forma
di «mobilità sostenibile» con meno autoveicoli privati e incentivi a trasporti pubblici, reti ferroviarie e uso della bici.
Peccato che la manovra appena approvata acceleri, tanto per restare in tema, in direzione contraria. Associazioni sulla mobilità
e comuni stanno insorgendo contro una novità contenuta in un comma della legge di bilancio: l’autorizzazione ad auto elettriche
e ibride di avere accesso «in ogni caso» a zone a traffico limitato e pedonali. Un via libera che consentirebbe a vetture
di circolare liberamente per luoghi come Piazza Duomo a Milano o Santa Croce a Firenze, ribaltando la giurisprudenza osservata
finora e il trend europeo di bloccare l’ingresso di automobili nel perimetro cittadino.
Il tutto mentre a forme di trasporto urbane diverse dall’auto vengono tenute ai margini della legge di bilancio, magari
con dotazioni micro: l’unico comma riservato alla bici prevede un fondo da due milioni di euro per la realizzazione di «autostrade
ciclabili». Si parla dell’quivalente di un centesimo rispetto ai 200 milioni stanziati tra 2019 e 2021 per l’acquisto di vetture
elettriche.
La polemica e il dietrofront (parziale) del governo
Il comma 103 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2019 prevede un’aggiunta al articolo 7 del codice della strada (decreto
legislativo 285/1992): «9-bis. Nel delimitare le zone di cui al comma 9 i comuni consentono, in ogni caso, l'accesso libero
a tali zone ai veicoli a propulsione elettrica o ibrida ». Le zone «di cui al comma 9» sono appunto le aree pedonali e le
zone a traffico limitato, dove i veicoli a motore possono accedere solo con determinati prerequisti o deroghe. Ora il divieto
viene superato dal fatto che veicoli elettrici o anche solo ibridi possano avere accesso libero «in ogni caso» ai perimetri
delimitati da un codice della strada che risale al 1992. Associazioni e testate come Legambiente e Greenpeace e Bikeitalia.it hanno denunciato il caso e firmato un appello contro una «mostruosità che riporta indietro il Paese di almeno
50 anni», spianando - letteralmente - la strada a scenari in archivio da alcuni decenni.
«Immaginate - si legge nell’appello - piazza del Popolo a Roma o piazza del Plebiscito a Napoli, o piazza del Duomo a Milano, o via Maqueda a Palermo, percorse incessantemente da autovetture». Il caso ha iniziato a far rumore anche nella politica, sia locale che nazionale, con critiche in arrivo anche da comuni come Milano e Bologna. Michele Dell’Orco, sottosegretario grillino alle infrastrutture e trasporti, si è affrettato a una retromarcia via Twitter. Dell’Orco assicura che la norma sarà rivista «al primo provvedimento utile» e sembra scaricare, fra le righe, la responsabilità sulla Lega («La norma in #manovra2019 su accesso auto #elettriche e #ibride in Ztl non è del #M5s»).
Il balzo all’indietro sulla mobilità in bici
Più in generale, la sensibilità del governo per la «mobilità dolce» sembra tradursi soprattutto negli incentivi per l’acquisto
di vetture elettriche. Da un lato, come già scritto, l’esecutivo mette a disposizione 200 milioni stanziati in tre tranche
per l’acquisto di e-car private (60 milioni nel 2019, 70 milioni per 2020 e 2021): una cifra pari alla somma destinata alla
realizzazione di connessioni ferroviarie «in grado di attivare finanziamenti europei», nell’ambito del contratto di programma
2017-2021 tra ministero dei Trasporti e Rete ferroviaria italiana. Dall’altro, scompare quasi del tutto dai radar l’incentivazione
a forme di trasporto diverse dalle quattro ruote.
A partire dalla bici, confinata a una microdotazione rispetto agli impegni dei governi precedenti. I due milioni di euro stanziati per la realizzazione di «autostrade ciclabili» sono un valore infinetesimale rispetto ai 372 milioni di euro messi sul piatto dal governo Gentiloni per la rete ciclabile nazionale.
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