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Trivelle nel mar Ionio, base M5S in rivolta: in gioco 1,5 milioni…

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tra puglia, basilicata e calabria

Trivelle nel mar Ionio, base M5S in rivolta: in gioco 1,5 milioni di voti

È in rivolta la base M5s contro la decisione del Mise che ha dato il via libera a tre nuovi permessi di ricerca petrolifera nel Mar Ionio tra Puglia, Basilicata e Calabria. In ballo ci sono 1,5 milioni di voti presi dai 5 Stelle nelle tre regioni alle ultime politiche.

Il ministro dello sviluppo economico Luigi di Maio ha parlato di atto dovuto, perché queste ricerche di idrocarburi «erano state autorizzate dal Governo precedente e in particolare dal Ministero dell’Ambiente del Ministro Galletti». E ha detto di «essere dalla parte delle associazioni che si oppongono alle trivellazioni». Ma sul territorio, dove il M5s ha costruito gran parte del consenso su temi ambientalisti, ora è forte la contestazione. Dopo Ilva e Tap, è la terza retromarcia “grillina” rispetto alle promesse di campagna elettorale

In gioco 1,5 mln di voti
Se si guarda alle elezioni politiche del 2018, il M5s si è imposto in queste zone di gran lunga come primo partito, superando il 40%. In ballo per il M5s ci sono 1,5 milioni di voti: 980mila in Puglia (44,9%) , 407mila in Calabria (43,4%) e 139mila in Basilicata (44,4%), per un totale di circa 1,5 milioni di voti.

Il quorum superato in Basilicata
Va ricordato che nel 2016, in occasione del referendum per l’abrogazione della norma che estendeva la durata delle concessioni per estrarre idrocarburi in zone di mare (entro 12 miglia nautiche dalla costa) sino all’esaurimento della vita utile dei rispettivi giacimenti, la Basilicata fu l’unica regione in Italia che raggiunse, seppur di poco, il quorum del 50% più uno dei votanti.

La polemica sul Tap
E quello delle trivelle è l’ultimo episodio di inversione di rotta e di contestazione del M5s. Prima la promessa delusa di chiudere gli altoforni dell’Ilva a Taranto. Poi sul Tap Alessandro Di Battista è stato costretto a «chiedere scusa» ai pugliesi, dopo il video nel quale prometteva che «dopo due settimane al governo» il M5s avrebbe bloccato il gasdotto. E invece il Tap si farà. «Ci hanno preso in giro» hanno gridato dal movimento No Tap mentre bruciavano una bandiera dei 5 Stelle sul lido di Melendugno, dove dovrebbe arrivare il gasdotto.

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