Un accordo a Bruxelles per ridistribuire i migranti in 8 paesi europei (Germania, Francia, Portogallo, Irlanda, Romania, Lussemburgo, Olanda) Italia compresa. È questo che ha consentito lo sbarco a Malta dei 49 migranti che da 19 giorni erano a bordo delle navi delle Ong Sea Watch e Sea Eye ferme al largo dell’isola, sulla pelle dei quali si è giocata l’ennesima battaglia politica. Un accordo che prevede di accogliere i 49 a bordo delle navi delle Ong e altri 131 migranti che nei giorni scorsi erano stati salvati dalle motovedette maltesi. Francia e Germania ne prenderanno 60 ciascuno, il Portogallo 20, Irlanda, Lussemburgo e Olanda ne accoglieranno 6 ciascuno e 5 la Romania. Una quindicina andrà in Italia.
La prassi della ridistribuzione
Quella del ricollocamento dei migranti è una prassi che si è fatta strada in questi ultimi mesi. Anche se la sensazione è che si navighi a vista e che quest'ultimo caso non rappresenterà necessariamente un precedente
“cogente” in tutti i nuovi sicuri casi di barconi in avvicinamento alle coste italiane. Anche perché il principio di redistribuzione
è su base volontaria.
La richiesta di redistribuzione era stata sollecitata per lettera lo scorso luglio a tutti i leader europei dal premier italiano Giuseppe Conte, sollecitando l’applicazione immediata «dei principi europei affermati nel corso dell'ultimo Consiglio Europeo di fine giugno», dove è stato deciso di distribuire sul territorio comunitario gli sbarchi di migranti, in base a un principio di solidarietà.
Dalla Aquarius alla Diciotti
I casi di applicazione di questo principio sono stati numerosi. I 58 migranti salvati nell’ultima operazione della nave Aquarius
(sbarcata il 30 settembre a Malta) sono stati ripartiti tra Francia, Germania, Spagna, Portogallo. Per i 137 migranti sbarcati
il 26 agosto a Catania dalla nave Diciotti è stata prevista una distribuzione tra Chiesa Italiana, Albania e Irlanda.
Lo sbarco a Pozzallo
Lo scorso luglio Palazzo Chigi ha incassato il sì di Malta, Francia Germania, Spagna, Portogallo, Irlanda ad ospitare ciascuno una parte dei 450 migranti sbarcati il 16 luglio, nel porto di Pozzallo, in Sicilia. Migranti raccolti due giorni prima dalla nave Protector del dispositivo Frontex e dal pattugliatore Monte Sperone
della Guardia di finanza vicino all'isola di Linosa. Gli accordi a livello europeo prevedevano che Germania, Portogallo, Spagna,
Malta e Francia avrebbero dovuto accogliere 50 persone, mentre l’Irlanda ne avrebbe colti 20, per un totale di 270. Ma i trasferimenti
effettivi, in base ai dati del Viminale, sono stati 129: 23 persone sono andate in Germania, 50 in Francia (unico paese che
ha preso tutta la quota prevista), 19 in Portogallo, 16 in Irlanda, 21 in Spagna e nessuno a Malta.
Il caso della Lifeline
A metà giugno la nave della Ong tedesca Lifeline, con 230 migranti salvati a bordo, è stata lasciata in mare aperto per quasi
una settimana dopo che l'Italia si è rifiutata di farla entrare in un suo porto. Alla fine, il 27 giugno è approdata a Malta,
dopo che nove Paesi dell'Ue (oltre a Malta, Italia, Francia, Irlanda, Portogallo, Belgio, Olanda e Lussemburgo) hanno accettato,
di accogliere ciascuno una quota dei migranti a bordo.
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