Premessa: Cesare Battisti è un terrorista, un criminale che è stato giudicato in via definitiva per delitti atroci, un ex latitante. Sacrosanto, insomma, che sia stato assicurato alla giustizia italiana. Qualsiasi convinto democratico non potrà che convenire. Eppure lo stesso sincero sostenitore dello stato di diritto farà una certa fatica a digerire lo spettacolo indegno del suo atterraggio in Italia, la mattina del 14 gennaio a Ciampino, in diretta streaming dalle pagine Facebook di Matteo Salvini e Alfonso Bonafede, ministri dell’Interno e della Giustizia. Che sono andati ad accoglierlo in prima persona all’aeroporto.
Una diretta da 700mila views
Un pezzo d’Italia contemporanea che sta piuttosto stretto in un articolo di giornale. Per comprenderlo nella sua complessità
ci vorrebbero voluminosi saggi di sociologia, forse addirittura approfondimenti di illustri psicologi. Qualcuno bravo dovrebbe
spiegarci, tanto per cominciare, come mai 700mila italiani si sono collegati a Facebook per assistere all’evento. I «canali»
prediletti per guardare lo spettacolo? Proprio le pagine ufficiali di Salvini e Bonafede, rispettivamente con 400mila e 61mila
total views alla diretta.
GUARDA IL VIDEO - Cesare Battisti è arrivato in Italia
Salvini vince la sfida dello streaming
Da rilevare la difformità tra le post views del primo, 200mila, e quelle del secondo, 16mila, riconducibili a una maggiore
compattezza del mondo M5S quando si tratta di condividere contenuti live, anche se in termini assoluti è il leader della Lega
ad avere di gran lunga una maggiore visibilità. Il dato più eclatante riguarda poi le persone collegate in diretta durante
il live di Facebook: se le piattaforme digitali dei quotidiani o i profili di esponenti politici come lo stesso Bonafede catturavano
l’attenzione di 2.500 persone circa, la pagina Facebook di Salvini, per l’0ccasione in giacca della polizia di Stato, ne raccoglieva
circa 25mila, ossia dieci volte tanto. Toccherebbe a questo punto soffermarsi sulla natura di molti commenti a queste dirette
streaming, ma preferiamo astenerci per questione di decenza.
Gli highlights (con musiche originali) di Bonafede
Bonafede prova a rifarsi in serata, quando - sempre sulla pagina ufficiale Facebook - pubblica 3 minuti e 53 secondi di video
intitolati «Il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo!», nei quali è possibile rivivere gli highlights
del «Battisti Day» accompagnati da un sottofondo musicale pieno di pathos fatto di tastiera, chitarra elettrica, basso e batteria a valorizzare attimi imprescindibili come il cattivo (captivus, nel senso etimologico del termine) sottoposto allo scatto delle foto segnaletiche e alla rilevazione delle impronte digitali,
ma anche il ministro che solenne proclama: «Battisti varcherà la soglia del carcere. A quel punto sconterà finalmente la pena.
Che è la pena dell’ergastolo per tutti i reati che ha commesso». E sono subito 145mila visualizzazioni. Anche in questo caso,
più di qualsiasi commento, vale la visione del filmato.
Dei delitti e delle gogne
Noi, piuttosto, proveremo a interrogare la categoria dell’opportunità. Era opportuno che due ministri della Repubblica intervenissero
di persona per accogliere un latitante, conferendo di fatto carattere di solennità alla cattura di quello che sarebbe stato
più giusto trattare come un delinquente seriale, per quanto pericoloso? È vero: le Europee sono alle porte, già si respira
clima di campagna elettorale, il presenzialismo è il sale della realpolitik sovranista ma la dolorosa storia delle famiglie
delle vittime del terrorismo forse avrebbe dovuto indurre a maggiore sobrietà. Era opportuno che le pagine Facebook ufficiali
di due ministri della Repubblica trasmettessero l’evento in streaming con tutta questa enfasi? È vero: l’ostentazione del
«prigioniero» è un rito antico, almeno quanto i trionfi che si celebravano nella Roma repubblicana con i capi nemici legati
ai ceppi, ma ci sono limiti di buonsenso oltre i quali la comunicazione istituzionale non dovrebbe spingersi. Mai. Era opportuno
sottoporre l’ex latitante a una gogna pubblica? È vero: non esistono giustificazioni per quanto Battisti ha fatto all’epoca
della sua militanza nei Proletari armati per il comunismo, ma uno Stato di diritto che lo riporta dove merita di stare fa
semplicemente il suo dovere. Quanto alla comunicazione, spetta ai «giornali a riprendere nella loro cronaca quotidiana il
grigiore senza epopea dei delitti e delle punizioni», scriveva in Sorvegliare e punire il grande Michel Foucault. Che, purtroppo per noi, è morto 20 anni prima dell’avvento di Facebook.
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