Ricercato da quasi tutti gli apparati della sicurezza italiana, un’attesa lunga 37 anni. L’arresto storico di Cesare Battisti è un successo straordinario per la Polizia di Stato e l’Aise (agenzia informazioni e sicurezza esterna) come ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma, voltandosi indietro a guardare la storia di Battisti dopo la fuga il 4 ottobre 1981 dal carcere di Frosinone, si possono inanellare progetti, pianificazioni, attività di ricerca e cattura di ogni genere. Finiti in sospeso, certo, quando Battisti è riparato in Francia al sicuro. Ma la caccia dello Stato al terrorista è partita e ripartita a più riprese. Con non pochi costi sostenuti dall’erario.
Obiettivo: più uffici di pubblica sicurezza
Battisti venne ricercato dagli uomini del Ros, il raggruppamento operativo speciale dell’Arma dei Carabinieri con obiettivi
antimafia e antiterrorismo. Il generale Mario Mori, uno dei comandanti storici del Ros, portò in dote il patrimonio informativo
acquisito quando arrivò alla direzione del Sisde nel 2001. Battisti però fin dal suo esordio criminale era un fascicolo aperto
anche dall’Ucigos (ufficio centrale per le investigazioni generali e per le operazioni speciali) del dipartimento di Pubblica
sicurezza, poi diventato direzione centrale Polizia di prevenzione. In quelle stanze sono cresciuti, tra gli altri, Franco
Gabrielli, capo della polizia e già direttore del Sisde, Lamberto Giannini, numero uno Dcpp, Eugenio Spina, dirigente. Ma
la cattura di Battisti ha coinvolto anche lo Scip, il servizio per la cooperazione internazionale di polizia che fa capo alla
Criminalpol guidata dal prefetto Nicolò D'Angelo.
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La caccia dell’intelligence
Quando Mori alla guida al Sisde porta con sé alcuni tra i migliori ufficiali del Ros Battisti è già in Francia, c'è poco da
sperare. Di certo un fascicolo a carico del terrorista era stato aperto anche dal Sismi. Sisde e Sismi si distinguevano in
quanto il primo era servizio segreto militare, il secondo civile. Sovrapposizioni e concorrenza reciproca erano all’ordine
del giorno, nel 2007 la riforma li rinnova in Aise e Aisi (agenzia interna). All’Aise, dunque, resta il compito di proseguire
l'azione contro Battisti e così oggi all’arrivo di Battisti a Ciampino in prima fila con Salvini insieme ai vertici della
Polizia c’è anche il generale Luciano Carta, numero uno dell'agenzia esterna. A dimostrazione della possibilità di mettere
con successo a fattor comune forze, risorse ed esperienze diverse per risolvere casi irrisolti da decenni.
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I costi della latitanza
Non si va molto lontano dalla verità se si stima che oltre 37 anni di lontananza di Battisti dalle carceri italiane sono costati
all’erario circa 50 milioni di euro. Una cifra variabile, con un’oscillazione forse di una decina di milioni in meno o in
più, spiegata dal fatto che alcune voci ovviamente sono top secret. Quelle, per intenderci, destinate a pagare le fonti dell’intelligence, gli informatori e chiunque sia stato in grado di
fornire elementi preziosi per arrivare alla cattura. Ci sono, poi, i mezzi dispiegati dalle amministrazioni dello Stato, a
cominciare dai numerosi voli aerei internazionali fatti in questi anni dai funzionari pubblici. Più tutto l’impegno e l’impiego
in 37 anni di agenti, funzionari, dirigenti militari e civili coinvolti. Uno schema riuscito con Battisti e che per Salvini
occorre ripetere al più presto con gli altri terroristi latitanti. Rossi e neri.
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