La promessa che i pentastellati Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno fatto di chiudere la sede dell’Europarlamento a Strasburgo in quanto «marchetta francese» - è l’espressione utilizzata dai due - porta l’attenzione sui costi e sulle competenze di questa istituzione che, pur avendo acquisito negli anni nuove competenze, ha ancora un ruolo limitato rispetto ai parlamenti nazionali. Strasburgo è la sede ufficiale del Parlamento europeo, mentre Bruxelles surclassa la città francese nella partita sul numero dei dipendenti.
Nel 2019 il parlamento europeo costerà due miliardi di euro
Partiamo dai costi. Il Parlamento europeo finanzia le attività dei suoi 751 deputati, divisi in otto gruppi politici, ricorrendo
al suo bilancio annuale. Questo budget rappresenta un quinto della spesa amministrativa totale di tutte le istituzioni dell’Unione
e corrisponde all’1,2 % del bilancio generale dell’Ue. La maggior parte dei fondi dell’Unione Europea è investita direttamente
negli stati membri. Nel 2019 il costo del Parlamento europeo, 7.698 dipendenti (dato aggiornato a gennaio 2018, di cui 4.903
a Bruxelles, 292 a Strasburgo, 2.251 in Lussemburgo e 252 in altre sedi), sarà di due miliardi di euro (erano 1,950 miliardi
nel 2018: aumento di quasi 50 milioni di euro).
Due sedi: a Strasburgo la plenaria; a Bruxelles le commissioni
Le sedi sono due: Strasburgo, quella ufficiale, dove il parlamento si riunisce in seduta plenaria tutti i mesi (salvo in agosto),
e Bruxelles, dove si svolge la maggior parte delle attività delle commissioni parlamentari. C’è poi “una terza sede”: il Segretariato
generale, che ha il compito di coordinare le attività legislative e di organizzare le sedute plenarie e le altre riunioni.
Quest’ultimo ha un ufficio a Bruxelles, uno in Lussemburgo e uno a Strasburgo. Questa suddivisione dei compiti è stata tratteggiata
in occasione del vertice di Edimburgo del 1992 e con il trattato di Amsterdam, nel 1999. Una suddivisione che, va messo in
evidenza, non è sempre facile da gestire sul piano pratico.
La nascita della Ceca: si punta sul Lussemburgo
Da qui la domanda: perché è stato deciso di spartire le attività tra tre sedi, invece di puntare su una? Bisogna andare indietro
al 1951: i membri che hanno fondato il primo nucleo dell’Ue, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, erano del parere
che la nuova istituzione dovesse avere sede a Bruxelles (solo il primo ministro belga avrebbe preferito Liegi). Poiché questo
genere di decisioni vengono prese all’unanimità, e poiché questo requisito su Bruxelles non c’era, allora si trovò un compromesso,
e la scelta ricadde sul Lussemburgo.
Strasburgo diventa la sede della plenaria
Per l’Assemblea parlamentare della Ceca, tuttavia, questa scelta poneva un problema: a Lussemburgo non esisteva un emiciclo
che potesse accogliere i deputati. Quello più vicino si trovava a Strasburgo e apparteneva al Consiglio d’Europa. Di qui il
passo successivo, che è consistito nel puntare sulla capitale dell’Alsazia, simbolo della riconciliazione franco-tedesca e
del superamento delle divisioni della Seconda guerra mondiale . Dal 1952 a Strasburgo, ovvero la sede che Di Maio e Di Battista
intendono chiudere - «Ci sono due parlamenti, uno a Bruxelles e uno qui. E questa è la marchetta francese che dobbiamo cancellare
il prima possibile», hanno sottolineato durante una diretta Facebook dalla città francese - si riuniscono in seduta plenaria
i parlamentari europei. In tutto questo va ricordato che già a partire dalla nascita della Cee (Comunità economica europea),
nel 1957, e man mano che l’azione della Comunità acquistava sempre maggiore importanza, una parte crescente delle attività
delle istituzioni è andata migrando verso Bruxelles.
Parziale trasloco a Bruxelles per avvicinare il Parlamento alla Commissione
Le istituzioni finanziarie e giudiziarie, così come la Corte dei conti, sono rimaste a Lussemburgo, ma la Commissione europea
e il Consiglio hanno concentrato il nocciolo delle loro attività nella capitale belga. L’Assemblea, che diventerà il Parlamento
europeo nel marzo 1962, trasferiva successivamente le sue attività a Bruxelles. Con l'adozione della relazione del deputato
conservatore britannico Derek Prag, nel gennaio 1989, è stato ufficialmente riconosciuto questo parziale trasloco a Bruxelles.
L'obiettivo era quello di razionalizzare il funzionamento dell'istituzione e di avvicinare il Parlamento alla Commissione
e al Consiglio. Le sessioni plenarie si svolgevano sempre a Strasburgo, ma si potevano ormai tenere sessioni supplementari
a Bruxelles. Il Parlamento si veniva a trovare a cavallo fra queste tre sedi di lavoro, così come avviene ancora oggi.
Il braccio di ferro tra Francia e Belgio e i termini del compromesso
Per anni il Belgio e la Francia si sono contrapposti sulla determinazione della sede ufficiale. È stato in occasione del Consiglio
europeo di Edimburgo, nel 1992, che è intervenuto un accordo politico, con cui il Belgio ha accettato che Strasburgo diventasse
la sede ufficiale, con dodici sessioni plenarie, a condizione che le altre attività politiche (riunioni delle commissioni,
dei gruppi politici e plenarie supplementari) restassero a Bruxelles. Questo accordo è stato ufficialmente sancito dal trattato
di Amsterdam (in vigore dal 1999).
Per cambiare l’attuale assetto serve un accordo in seno al Consiglio
Oggi il Parlamento ha due propri emicicli per le plenarie, uno a Strasburgo, l’altro a Bruxelles. Il dibattito sulla scelta
dei siti e della sede dell’Assemblea si ripresenta regolarmente, in particolare a causa delle implicazioni di bilancio e pratiche
di questa dispersione geografica, ma qualsiasi modifica esige un accordo unanime in seno al Consiglio dei ministri.
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