La Camera Penale di Roma è pronta a presentare un esposto in relazione al video pubblicato ieri dal profilo Facebook del ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, in cui si riprendono le varie fasi dell’arrivo di Cesare Battisti in Italia, comprese le procedure di fotosegnalamento effettuato negli uffici della Questura della Capitale e quelle relative alle impronte digitali. Secondo i penalisti le immagini , che hanno scatenato un fiume di critiche e di indignazione sui social, non rispettano le norme di protezione dei detenuti e mostrano, tra l’altro, i volti di agenti sotto copertura.
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Le norme sulla protezione dei detenuti sono state ricordate anche dal Garante delle carceri, Mauro Palma, che confida nella rimozione di un video che alimenta «tensioni di cui il Paese non ha bisogno». Richiesta di chiarimenti anche dal Pd: la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, ha depositato un'interrogazione - firmata anche dal capogruppo Andrea Marcucci e da 28 senatori - in cui si chiede se gli stessi agenti penitenziari ripresi nel video non siano ora «esposti a rischi per la loro sicurezza e incolumità».
L’accusa dei penalisti
Secondo il sindacato dei penalisti romani, presieduto da Cesare Placanica, quella del ministro Bonafede è un’iniziativa che
potrebbe configurare alcuni reati, tra i quali quello previsto dall'articolo 114 del codice di procedura che vieta «la pubblicazione
dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all'uso di manette ai
polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica». Così come quella prevista dall’art 42 bis dell’ordinamento penitenziario,
che prevede che «nelle traduzioni sono adottate le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del
pubblico e da ogni specie di pubblicità».
Già ieri l’Unione delle Camere Penali, in una nota, aveva definito il “comitato” di accoglienza a Ciampino come «una pagina tra le più vergognose e grottesche della nostra storia repubblicana», «un’occasione cinica e sguaiata, di autopromozione propagandistica».
Il Garante dei detenuti: linguaggio estraneo a quello della Costituzione
Nell’auspicare la rimozione del video, il Garante Palma mette in guardia rispetto a «frasi e immagini che puntano ad acquisire
consenso attraverso un linguaggio estraneo a quello della Costituzione e finiscono per consolidare una cultura di
disgregazione sociale e di tensione». Tra le frasi ne cita una, «marcire in galera», cara al ministro Salvini.
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