La revisione al ribasso delle stime del Pil da parte della Banca d'Italia, nel Bollettino Economico appena pubblicato da Via Nazionale, vengono commentate così dal vice presidente del Consiglio e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi di Maio: «Le stime della Banca d'Italia non è la prima volta che non si rivelano fondate, sono diversi anni che la Banca d'Italia non ci prende nelle stime che fa, solo che è strano: quando c'erano quelli di prima le stime erano al rialzo, adesso addirittura fanno stime al ribasso». Sabato 19 gennaio il vicepremier si è poi detto «Perplesso per il tempismo dei numeri».
Bankitalia, ha aggiunto il capo politico del M5S, ha fornito «stime apocalittiche», e si tratta di «quella stessa Bankitalia che ci ha lasciato le banche in queste condizioni perché non ha sorvegliato in questi anni».
Per il 2019 Bankitalia prevede una crescita del Pil pari «allo 0,6%: 0,4 punti in meno rispetto a quanto valutato in precedenza» e rispetto alle ultime stime del Governo. Alla revisione, spiega Bankitalia nel Bollettino economico 1/2019, concorrono «dati più sfavorevoli sull’attività economica osservati nell’ultima parte del 2018, che hanno ridotto la crescita già acquisita per la media di quest’anno di 0,2 punti; il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi; le prospettive di rallentamento del commercio mondiale».
«In Italia, dopo che la crescita si era interrotta nel terzo trimestre, gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l'attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto», quindi in recessione tecnica. Le proiezioni di crescita nel 2020 e nel 2021 sono «dello 0,9 e dell’1 per cento rispettivamente», afferma Via Nazionale.
Nei giorni scorsi Di Maio aveva parlato di un possibile boom economico in arrivo in Italia. «Io credo possa esserci un nuovo boom economico come negli Anni Sessanta, avevamo le autostrade e ora la nuova sfida sono le autostrade digitali», ha detto. Le sue parole sono state criticate da numerosi osservatori, che osservano come le stesse previsioni del governo per il 2019 sono stare tagliate in soli tre mesi dall’1,5 all’ 1 per cento. Con la prospettiva di una ulteriore riduzione nei prossimi mesi a causa della frenata dell’economia mondiale.
Non è la prima volta che il capo politico del M5S si trova ai ferri corti con la Banca d’Italia. A ottobre, per esempio, lo
scontro polemico fu innescato dai timori di «insostenibilità» espressi dall’istituto sul rapporto deficit/Pil su cui si andava
imbastendo la manovra e sul rischio di uno sforamento del tetto del 2 per cento. «Se Bankitalia vuole un governo che non tocca
la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni con questo programma. Nessun italiano ha mai votato per
la Fornero. È stato un esproprio di diritti e democrazia che viene rimborsato. Giustizia è fatta. Indietro non si torna»,
scrisse su Twitter Di Maio.
Lo scontro sullo scudo per i truffati dalle banche
A novembre, via Nazionale tornò nel mirino del vicepremier (insieme a Consob e istituti di credito) nei giorni in cui il Governo
si apprestata a definire le norme della manovra sugli indennizzi e i risarcimenti per i cittadini truffati delle banche. «La
nostra scelta è semplice e chiara: nessuna tutela per Bankitalia, Consob e banche. Il governo salva solo i risparmiatori.
Su questo non si fanno passi indietro, sia chiaro», scrisse allo su Fb nel corso di un incontro con i vertici delle associazioni
dei cittadini truffati dalle banche venete. Attacchi rinnovati anche in occasione di un convegno alla Camera sugli Enti locali.
«Questi signori, i vertici della Consob e di Bankitalia - disse di Maio - dovevano andare a casa due anni fa e non ci sono
andati perché Renzi e il centrodestra li hanno protetti. Adesso questi signori invece di lanciarsi gli stracci provino almeno
a salvare la decenza andandosene a casa».
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