La Regione Marche è stata l’ultima a rompere gli indugi: nei giorni scorsi la Giunta, guidata da Luca Ceriscioli (Pd), ha deliberato il ricorso alla Corte Costituzionale per il decreto sicurezza. «Noi riteniamo che il Decreto Sicurezza violi numerosi punti della Carta Costituzionale - ha detto il governatore Luca Ceriscioli - e quindi abbiamo fatto ricorso, come credo abbiano fatto altre Regioni».
Basilicata e Sardegna new entry
Si tratta di regioni governate dal centrosinistra. Basilicata e Sardegna le new entry, che vanno ad accodarsi a Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Calabria e Piemonte, con il possibile ingresso della Campania, delle Marche e del Lazio. Maretta pure tra i Comuni. Nel mirino, tra le altre,
la disposizione per cui il permesso di soggiorno per richiesta di asilo non consente più l’iscrizione all’anagrafe, pur valendo
come documento di riconoscimento. A Palermo, città dalla quale giorni fa è partita l'idea di avviare una forma di 'disobbedienza'
alla legge sicurezza, si è iniziato a protocollare i certificati di iscrizione all’anagrafe, che saranno poi firmati personalmente
dal sindaco Leoluca Orlando al fine di salvaguardare gli impiegati dell'Ufficio anagrafe.
Le Regioni già scese in campo
«Nessuno in Umbria verrà abbandonato al suo destino, umbri e non, con buona pace dei disseminatori di odio», ha assicurato
la presidente della Regione, Catiuscia Marini. Il decreto «crea incertezza, insicurezza e disintegrazione», è la critica del
governatore sardo Francesco Pigliaru. «Ci coordineremo con tutte le Regioni e i Comuni: si sta determinando un movimento ampio»,
ha spiegato il presidente della Toscana Enrico Rossi. La Calabria era già uscita allo scoperto nei giorni scorsi : «È una
legge da stoppare» aveva detto il governatore Mario Oliverio. Anche il Lazio è al lavoro. «Stiamo valutando il ricorso alla
Consulta - ha aggiunto il governatore Nicola Zingaretti - che deve però essere solido e motivato».
Le altre contestazioni
Secondo i titolari dei governi regionali che contestano il decreto, la nuova norma compromette il diritto alle cure mediche,
allo studio, comprese le provvidenze per gli studenti universitari, la formazione professionale, e interrompe il
percorso di integrazione generando insicurezza sociale.
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