Eni prosegue la sua avanzata nell’area del Golfo Persico, uno dei mercati più ricchi e promettenti a livello mondiale per l’oil&gas. Così, dopo le intese siglate nelle scorse settimane con cui il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha consolidato la sua presenza nei vari paesi dell’area (dall’Oman al Bahrain), oggi è arrivato l’annuncio di un maxi-accordo con Adnoc, la compagnia petrolifera di Abu Dhabi, in virtù del quale Eni acquisisce dagli Emirati il 20% di Adnoc Refining, colosso della raffinazione con sbocchi commerciali assai significativi tra Europa, Africa e Asia.
Intesa alla presenza del premier Conte
L’accordo, che è stato sottoscritto alla presenza dello sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, principe della Corona di Abu Dhabi e vice comandante supremo delle forze Armate degli Emirati Arabi Uniti, e del premier italiano Giuseppe Conte, sancisce di fatto due step: in prima battuta l’apertura del capitale di Adnoc Refining a Eni e Omv, il big petrolifero austriaco
(che rileva il 15% della società, con gli emiratini che rimangono al 65% del capitale), e, successivamente, la costituzione
di una joint venture a tre dedicata alla commercializzazione dei prodotti petroliferi con lo stesso assetto azionario di Adnoc
Refining.
Operazione da 3,3 miliardi di dollari
Ma quanto vale l’operazione? Eni dovrà versare un corrispettivo in contanti per il 20% del braccio emiratino della raffinazione pari a circa 3,3 miliardi di dollari al netto del debito e suscettibile di aggiustamenti al momento del closing, ammontare che corrisponde a un valore di impresa
(enterprise value) pari a circa 3,9 miliardi di dollari (quota Eni). Il completamento dell’acquisizione, come sempre accade
in deal di questo tipo, è soggetto al verificarsi di alcune condizioni, inclusa l’autorizzazione da parte degli Emirati Arabi
Uniti a altre autorità regolatorie.
Quarto complesso di raffinazione mondiale
Con la sigla odierna, Eni porta a casa una delle operazioni più importanti mai realizzate nella raffinazione grazie agli asset
controllati da Adnoc Refining che opera tre raffinerie, situate nelle aree di Ruwais (Ruwais East e Ruwais West) e Abu Dhabi
(Abu Dhabi Refinery), con una capacità di raffinazione complessiva che supera i 900 mila barili al giorno, e che soprattutto ha una posizione strategica al centro delle principali rotte dell’oil&gas in grado di garantirgli un presidio
importante sui mercati dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa. Il complesso di raffinazione di Ruwais, in particolare, è il
quarto a livello mondiale in termini di capacità produttiva e garantisce un elevato livello di conversione grazie all'adozione
delle migliori tecnologie disponibili e di uno schema di processo a elevatissima conversione.
Eni mette a disposizione il suo know how
Eni contribuirà allo sviluppo tecnologico degli impianti, avendo già maturato, nelle proprie raffinerie europee, un’ampia
esperienza nella gestione dei processi utilizzati da Adnoc Refining e nelle azioni di ottimizzazione volte a massimizzare il margine dei barili raffinati. L’operazione consentirà a Eni di rafforzare ulteriormente la resilienza del proprio business di raffinazione, riducendo
l’obiettivo relativo al breakeven del margine di raffinazione del 50%, a circa 1,5 dollari al barile. Quanto alla jv, una
volta costituita, esporterà a livello internazionale i prodotti di Adnoc Refining, per un volume pari al 70% della produzione
complessiva. Le forniture domestiche nell’ambito degli Emirati Arabi Uniti continueranno a essere gestite da Adnoc.
Descalzi: obiettivo diversificazione
«Questi accordi consolidano la nostra forte partnership con Adnoc - è il commento del numero uno di Eni Descalzi -. Nell’arco
di meno di un anno, siamo stati in grado di creare un hub con attività upstream d’eccellenza e una capacità di raffinazione
efficiente, di grandi dimensioni e con ulteriore potenziale di crescita. Questa operazione, che ci consente di entrare nel
settore downstream degli Emirati Arabi Uniti e che rappresenta per Eni un incremento del 35% della propria capacità di raffinazione, è in linea con la nostra strategia volta a rendere il portafoglio di Eni maggiormente diversificato dal punto di vista geografico,
più bilanciato lungo la catena del valore, più efficiente e più resiliente rispetto alla volatilità del mercato».
Si rafforza la presenza in Medio Oriente
Il tassello di oggi rafforza, come detto, la presenza di Eni nell’area che ha preso le mosse nel marzo 2018 quando il gruppo
di Descalzi si è aggiudicato da Adnoc il 10% delle concessioni di Umm Shaif e Nasr e il 5% di quella di Lower Zakum, seguite nel novembre dello stesso anno dall’assegnazione del 25% della concessione di Ghasha, mega progetto offshore del big emiratino. Il 12 gennaio scorso, Eni si è poi assicurata il 70% nelle concessioni esplorative
offshore denominate Blocco 1 e Blocco 2, oltre a essere presente anche in Oman, Bahrain, Libano e Iraq.
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