L'Ufficio parlamentare di bilancio ritiene che i “i rischi al ribasso” sulle previsioni di crescita siano aumentati rispetto alle ultime valutazioni. Lo si legge nel Rapporto sulla politica di bilancio appena pubblicato, secondo il quale il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica sono «esposti a una serie di criticità» e « soggetti a rischi e incertezze che riguardano il quadro macroeconomico» e che dipendono anche dalla composizione della manovra. La “bocciatura” arriva alla vigilia della diffusione della stima preliminare sull'andamento del Pil nel quarto trimestre del 2018 che sarà diffusa il 31 gennaio dall’Istat.
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«Diamo per scontata una nuova contrazione del Pil nel IV trimestre - ha commentato il premier Giuseppe Conte -, recupereremo nel secondo semestre dell’anno, ci sono tutti gli elementi per sperare in un riscatto, lo dice anche l’Fmi» . «Non dobbiamo girare la testa - ha aggiunto - il dato positivo è che non dipende da noi: la Cina, la Germania, che è il nostro primo Paese per l’export. Dobbiamo guardare con entusiasmo alla crescita economica e siamo fiduciosi che nel corso del 2019 raggiungeremo gli obiettivi che ci siamo prefissi».
Pil, aumentati rischi al ribasso
«A dicembre il Governo ha rivisto le stime macroeconomiche, riducendo la crescita attesa del Pil reale (all'1% sia per il
2018 sia per il 2019) e nominale». L'Upb, si legge nel Rapporto, «ha svolto un esercizio di valutazione rapido, nel quale
la previsione di crescita del Pil nel 2019 (0,8%) risultava inferiore a quella del ministero dell'Economia, ma in virtù dell'allineamento
sulla dinamica del Pil nominale (2,3%) il quadro è stato considerato plausibile. Sono stati segnalati i rilevanti rischi al
ribasso, soprattutto per il prossimo biennio. I dati congiunturali rilasciati successivamente hanno accresciuto i fattori
di rischio, anche nel breve termine», è scritto.
Rischi e criticità legati anche alla composizione della manovra
Le criticità sul raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica sono legate, secondo Upb, da un lato alla composizione
della manovra: gli interventi una tantum, l’affidamento alle clausole di salvaguardia Iva per 2020-21, la «complessa realizzazione»
di sostituzione delle clausole con tagli alla spesa e la mancanza di stanziamenti per i rinnovi contrattuali della Pa. Dall’altra,
del fatto che il rispetto delle regole europee di bilancio, nonostante le modifiche apportate alla manovra, non è assicurato.
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Per disinnescare le clausole di salvaguardia (oltre 50 miliardi tra 2020 e 2021) non si dovrebbero toccare «verosimilmente» gli investimenti, che si vogliono potenziare, né le prestazioni sociali «che si aumentano tramite la manovra attuale», né i redditi da lavoro «che verranno incrementati dai rinnovi contrattuali». «Tenuto conto di tali esclusioni, la spesa residua aggredibile, rappresentata in buona parte dalla spesa sanitaria, sarebbe oggetto di riduzioni consistenti».
Legge di bilancio: oltre il 50% coperture da maggiori entrate
Nel rapporto sulla politica di bilancio 2019 l’Upb ribadisce che «dal lato delle coperture finanziarie, poco più del 50% derivano
da maggiori entrate, all'interno delle quali sono previsti, tra l'altro, aumenti di gettito provenienti dalle imprese, soprattutto
bancarie, e sui premi assicurativi, l'abrogazione dell'Iri e delle deduzioni Ace, nonché l'aumento della tassazione su giochi
e tabacchi».
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