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Il viaggio del Papa nel Golfo, un ponte tra cristianesimo e Islam radicale

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la prima volta per un pontefice

Il viaggio del Papa nel Golfo, un ponte tra cristianesimo e Islam radicale

Francesco parte per il Golfo. Due giorni ad Abu Dhabi, monarchia sunnita “cuscinetto” della penisola arabica, che con l’arrivo di Francesco per un summit interreligioso si intesta il ruolo di “ponte” tra cristianesimo e islam rigoroso. Infatti Francesco celebrerà martedì prossimo, 5 febbraio, nella Zayed Sports City, la prima messa pubblica e “sicuramente la più grande” mai celebrata negli Emirati Arabi Uniti, e anche nella Penisola arabica (in Arabia Saudita sarebbe tassativamente vietato). È il 27° viaggio del Pontefice e precede di poco quello di fine marzo in Marocco, altro paese musulmano, anche se di diversa matrice. Il motivo ufficiale del viaggio è la partecipazione di Bergoglio all’incontro tra le religioni dove incontrerà di nuovo il grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb – la massima autorità del mondo sunnita, da lui visto altre quattro volte, tra cui al Cairo nel 2017 - e altri 700 leader religiosi all’incontro sulla Fratellanza umana.

Incontro con la comunità cattolica, tutti lavoratori stranieri
Poi il programma prevede uno spazio interamente dedicato alla comunità cattolica locale (i cattolici negli Emirati sono circa 900mila, il 10% della popolazione, in gran parte lavoratori immigrati da Paesi come Filippine e India), con la visita alla cattedrale e soprattutto la messa per la quale sono stati esauriti i 135mila biglietti a disposizione: per cui 45mila fedeli riempiranno lo stadio e gli altri saranno nelle aree adiacenti l’impianto situato nella città sportiva Zayed. I partecipanti proverranno non solo dagli Emirati ma anche dai Paesi limitrofi, considerando che anche Oman e Yemen costituiscono il territorio del Vicariato Apostolico dell’Arabia Meridionale, guidato dal vescovo svizzero Paul Hinder, cappuccino francescano.

Le implicazioni geopolitiche, tra Qatar e Yemen
La visita di Francesco ha certamente delle implicazioni geopolitiche: il Qatar dal 2017 è sotto embargo imposto dagli Emirati e dall’Arabia Saudita in ottica anti-Iran (e con il sospetto di appoggiare i jihadisti). Poi, sempre nella penisola arabica, da anni si combatte nello Yemen, in chiave anti-sciita, un conflitto dimenticato che ha prodotto milioni di sfollati e sofferenze immani nella popolazione civile. Dal Papa quindi arriveranno presumibilmente inviti alla riconciliazione e al rispetto dei diritti umani, che si tradurranno forse anche in discrete azioni diplomatiche della Segreteria di Stato. Di certo c’è la sollecitazione a riconoscere ai cristiani del medio Oriente pari diritti, cosa che nei paesi del Golfo (ma anche in molti altri della mezzaluna fertile) sono del tutto negati.

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