Lo Stato deve pagare ai Comuni l’Imu arretrata sui propri immobili. L’inedito, dirompente, si nasconde in poche righe di un’ordinanza (la 3275/2019) con cui la Cassazione ha condannato l’agenzia del Demanio al termine di una infinita battaglia di carte bollate con un Comune. La questione affrontata dalla Suprema Corte è minima, e riguarda quattro case e altrettante opere idrauliche a Concordia sulla Secchia, piccolo Comune del modenese a un passo dal confine con la Lombardia. Ma le sue conseguenze sono esplosive per i conti pubblici. Pessime per quelli dello Stato, che dovrebbe sborsare agli enti locali una quota di miliardi al momento difficile da calcolare; e ovviamente ottime per i Comuni, a partire da Roma che dovrebbe battere cassa a ministeri ed enti pubblici dei più vari generi. Ma ce n’è per tutti, visto che il Demanio è titolare di immobili per 62 miliardi di euro a valore di libro secondo l’ultimo conto del Patrimonio del ministero dell’Economia.
Il cambio di rotta è enorme, ma è chiarissimo nelle parole dei giudici di Cassazione, che fra le altre cose, sempre ieri, con un’altra pronuncia (la 3268) hanno imposto al ministero della Difesa di pagare l’Imu per gli appartamenti dati in uso ai militari. L’agenzia del Demanio, spiegano, «ha natura di ente pubblico economico del ministero dell’Economia, dotato di autonomia economica e gestionale, e in quanto tale non rientra tra i soggetti di cui all’articolo 7, comma 1, lettera a) del Dlgs 504/1992». E i «soggetti di cui» all’articolo, comma eccetera sono quelli che hanno diritto all’esenzione da Ici e Imu. Su questa base, la Cassazione ha condannato il Demanio a pagare i tre avvisi emessi dal piccolo Comune emiliano per l’Ici 2005-2007, e già che c’era ha imposto all’Agenzia di versare anche 1.700 euro delle spese del giudizio. Ma soprattutto ha aperto le cateratte di una battaglia potenzialmente infinita fra i Comuni e lo Stato.
Perché il parametro utilizzato per sciogliere la questione è originale quanto si vuole. Ma per fermarlo serve una pronuncia contraria delle Sezioni Unite o una norma, di carattere interpretativo per affrontare anche il passato. E proprio questa sembrerebbe la via più rapida per provare a spegnere l’incendio prima che si estenda troppo.
Fuori dal raggio d’azione dell’Imu resterebbero infatti solo gli immobili utilizzati per le finalità istituzionali del proprietario. Ma l’agenzia del Demanio è titolare del mattone di tutte le istituzioni. La sindaca di Roma Virginia Raggi dovrebbe pretendere l’Imu su Palazzo Chigi, per poi andare a bussare alla porta di Tria per avere l’imposta sul “suo” sconfinato palazzo a Via XX Settembre, senza dimenticare di rivolgersi agli altri ministeri, alle agenzie fiscali e agli altri enti ospitati dal Demanio. Ma anche i suoi colleghi lontano dalla Capitale avrebbero di che sbizzarrirsi fra Ragionerie provinciali, caserme dei carabinieri, sedi locali dell’agenzia delle Entrate, e poi terreni, spiagge e così via.
La bordata della Cassazione potrebbe dare nuova benzina al Mef che sta accelerando sul piano di dismissione degli immobili pubblici previsto dalla manovra, con l’ambizione di superare i 950 milioni indicati come obiettivo di quest’anno a Bruxelles. Ma per rimediare alla falla aperta dalla Cassazione serve ben altro.
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