Italia

Tav, Lega-M5S ai ferri corti: solo il referendum può salvare…

  • Abbonati
  • Accedi
le tensioni nella maggioranza

Tav, Lega-M5S ai ferri corti: solo il referendum può salvare il governo

Nessun passo indietro. Né da parte del M5S, che resta fermo sul no alla Tav, né da parte della Lega, che vuole l’opera. Uno stallo di cui non si vede la via d’uscita, che sta mettendo fortemente a rischio la tenuta del Governo. Come se non bastasse, lo strappo con la Francia rischia di inasprire il confronto con i transalpini e l’Ue sull’analisi-costi benefici. Matteo Salvini ancora non ha ricevuto l’atteso dossier sull’Alta Velocità Torino-Lione, voluto dal ministro Danilo Toninelli.

Il verdetto è ormai noto: una secca bocciatura. Non c’è dunque da aspettarsi che l’accordo tra i due soci di governo possa essere agevolato dalla lettura dei risultati. Ai quali la Lega contrapporrà i suoi dati.

Salvini e Luigi Di Maio, nonostante siano entrambi in Abruzzo, evitano di incontrarsi. Ma il premier Giuseppe Conte si mostra fiducioso: «All’esito dell’istruttoria si tratta di riunirsi e decidere collegialmente in modo trasparente, per una garanzia di decisione né emotiva né preda di valutazioni personali ma nell’interesse collettivo». Anche il sottosegretario leghista a Palazzo Chigi, Giancarlo Giorgetti, è favorevole all’apertura di un tavolo: «Se ognuno va per conto suo poi diventa difficile trovare una sintesi». E il ministro dell’Economia Giovanni Tria, pur senza mai nominare la Tav, ha invitato a «tenere fede agli accordi contrattuali» e ad «agire e fare senza incertezze sullo sviluppo delle infrastrutture».

Il problema è che l’«interesse collettivo» per Salvini consiste nel completare la Tav (per non restare isolati e spendere soldi per chiudere i tunnel), per Di Maio è evitare «uno spreco per un’opera inutile». Posizioni inconciliabili. Ma le lancette corrono. Giovedì 7 febbraio il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha incontrato la Commissaria Ue ai Trasporti, Violeta Bulc: «È stata molto chiara: l’Italia farà quel che vorrà, ma nel momento in cui rinuncia alla Tav i fondi verranno immediatamente redistribuiti». E le prime risorse a svanire saranno gli 813 milioni europei già contrattualizzati. Senza contare che sul finanziamento della Tav (e del tunnel del Brennero) la Corte dei conti europea ha acceso un faro: lunedì incontrerà alla Camera le commissioni Trasporti e Politiche Ue. Mentre Pd e Fi sono pronti a presentare esposti alla Corte dei conti italiana.

Il nodo è politico. I due vicepremier non possono permettersi di arretrare. Tav e grandi opere sono diventate un tema centrale della campagna elettorale, a partire dalle regionali domenica in Abruzzo e il 24 febbraio in Sardegna. Anche se il vero test per i rapporti di forza nel Governo saranno le europee del 26 maggio, insieme alle regionali in Piemonte: la terra della Tav.

Come uscirne? Due gli obiettivi: evitare che il redde rationem con Francia e Ue si materializzi rapidamente e scavallare il 26 maggio per la decisione finale. Al momento è l’unica piattaforma su cui Salvini e Di Maio potrebbero trovare un compromesso. Per fermare Bruxelles serve almeno formalmente sbloccare la procedura per l’aggiudicazione dei nuovi bandi, che potrebbe essere “condizionale” e dunque non apparire definitiva, ipotesi che il M5S non potrebbe accettare. Aiuterebbe inoltre a guadagnare tempo far partire l’iter del referendum consultivo, sollecitato di nuovo da Salvini. Prospettiva che non entusiasma i Cinque Stelle, ma che comunque risulterebbe nelle loro corde.

© Riproduzione riservata