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Il voto in Abruzzo suggella l’egemonia di Salvini sul governo…

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L'Analisi |l’ampia vittoria del centro-destra

Il voto in Abruzzo suggella l’egemonia di Salvini sul governo giallo-verde

L’Abruzzo conferma quanto i sondaggi vanno ripetendo ormai da mesi: la Lega di Matteo Salvini nel primo test della campagna elettorale, che si concluderà il 26 maggio con le europee, dilaga. Una vittoria schiacciante, che dimostra come il governo giallo-verde consenta al ministro dell’Interno di aumentare in modo esponenziale i consensi (la Lega in 5 anni passa dallo 0 virgola al 26% e raddoppiando i voti rispetto alle politiche 2018) a spese dei suoi alleati. Il dimezzamento dei voti del M5s non può essere minimizzato dal leit motiv che tanto il centrodestra quanto il centrosinistra potevano contare su una pluralità di liste.

I RISULTATI DELLE ELEZIONI REGIONALI IN ABRUZZO
Vince Marco Marsilio del centrodestra unito (Fdi, Lega, Forza Italia, Udc-Dc-Idea e Azione Politica), segue il candidato del centrosinistra Giovanni Legnini (Pd e diverse liste civiche) e quella del M5Se Sara Marcozzi

Il punto non è la mancata conquista della regione da parte della candidata grillina ma il sorpasso macroscopico dell’alleato di governo in una regione del centro-Sud. Significa che, a distanza di un anno, una parte non certo irrilevante di chi in Abruzzo aveva votato M5s si è spostata sul Carroccio. È la conferma che il progetto della “Lega nazionale” voluto da Salvini ha sfondato e insidia i Cinque stelle nella loro roccaforte meridionale. Il vicepremier leghista continua a ripetere che il primato del suo partito non incide sulle sorti del governo. È probabile che sia sincero. La Lega non ha alcun interesse a rompere l’intesa con il M5s finché ci guadagna. Tantomeno per imbarcarsi in una reunion con Silvio Berlusconi. Il dato di Forza Italia sancisce, se ancora ce ne fosse bisogno, che il centrodestra che abbiamo conosciuto è morto e sepolto. Oggi c’è solo la Lega che all’occorrenza si serve di partiti satellite con cui vincere le elezioni regionali e forse un domani con cui governare. Ma non è una prospettiva scontata, come ai tempi del centrodestra berlusconiano, e il patto di governo con il M5s sta lì a dimostrarlo al di la dei vaticini del Cavaliere sulla crisi imminente e delle stoccate di Giorgia Meloni sulle continue risse nell'esecutivo

Il dubbio semmai è sulla tenuta del M5S. Il cerino ora brucia tra le dita grilline. Il tracollo abruzzese potrebbe costringere Luigi Di Maio a mostrare i muscoli, a irrigidire le posizioni, a partire dalla Tav e dall’Autonomia regionale di Veneto e Lombardia, sulle quali si deciderà nelle prossime settimane.Ma l’unica partita che potrebbe davvero mettere a rischio il governo è il voto del Senato sull’autorizzazione a procedere contro Salvini sul caso Diciotti. Prima delle elezioni in Abruzzo il no dei Cinque stelle era dato per certo e le dichiarazioni del premier Conte e dello stesso Di Maio presentate alla Giunta per le immunità lo confermano. Adesso quel no è un po’ meno scontato. Ma per Salvini è una partita win-win: se i grillini voteranno contro il ministro del loro governo, si assumeranno la responsabilità della rottura, su un tema peraltro, come il blocco degli sbarchi, che ha garantito al ministro dell’Interno la crescita di popolarità presso lo stesso elettorato Cinque stelle, se è credibile il sondaggio secondo cui oltre l80% dei grillini è contrario al processo; se invece lo salveranno, si piegheranno ancora una volta al leader della Lega. Salvini lo sa e attende le mosse dell’alleato. Nel frattempo si prepara per il prossimo test tra due settimane in Sardegna, dove conta di replicare il successo abruzzese.

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