È il giorno del premier Giuseppe Conte all'Europarlamento in seduta plenaria. E di un durissima reazione del governo seguìta alle parole del leader dei Liberali Guy Verhofstadt. «Mi domando per quanto tempo ancora lei sarà il burattino mosso da Salvini e da Di Maio», questa la frase testuale pronunciata.
Un attacco frontale respinto in serata prima dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini. «Che alcuni burocrati europei, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il presidente del Consiglio, il governo ed il popolo italiano è davvero vergognoso. Le élite europee contro le scelte dei popoli. Preparate gli scatoloni, il 26 maggio i cittadini finalmente manderanno a casa questa gente. E se si vuole ancora più fermamente dallo stesso presidente del Consiglio intervenuto poco dopo. «Io burattino non lo sono. Interpreto e sono orgoglioso di rappresentare un intero popolo e di interpretare la voglia di cambiamento del popolo italiano e di sintetizzare una linea politica di un governo che non risponde alle lobby. Forse i burattini sono coloro che rispondono a lobby e comitati d'affari». In generale «alcuni interventi non andrebbero commentati, perché hanno pensato di offendere non solo il sottoscritto ma l'intero popolo che rappresento».
Per passare alla sostanza della relazione, «abbiamo un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio, contro il dissesto e per il riammodernamento delle infrastrutture e su questo abbiamo ottenuto una flessibilità per oltre 3 miliardi dalla Commissione. Possiamo avere diversità di opinioni, è il bello della democrazia, ma ignorare tutto questo significa fare un torto ai cittadini europei». Nella sua replica dinanzi ai rappresentanti dei Paesi è stato il premier Giuseppe Conte ad annnunciare, per i prossimi giorni, la messa in campo del piano sblocca-cantieri. Certo, la Tav «è un progetto già varato e di interesse europeo». Ma Conte spiega che il governo ha ritenuto «corretto nei confronti dei cittadini, tanto più se le valutazioni che giustificano quell'opera risalgono a venticinque anni fa, di riaggiornare tali valutazioni. E allora abbiamo deciso di procedere con un'analisi costi-benefici».
Il discorso ha attraversato tutti i dossier in ballo, dal futuro delle istituzioni euopeee al dossier migranti («l'Italia ha deciso di applicare una linea di maggior rigore, lo diciamo a testa alta e lo affermano con forza, perché abbiamo ritenuto che non dobbiamo banalizzare e abbiamo ritenuto che questa fosse l'unica strada efficace per contrastare il traffico di esseri umani»). Ma torna a più riprese sull'economia con annessa rivendicazione della strada intrapresa dall'esecutivo gialloverde. «Qualcuno ha detto che l'Italia non vuole fare le riforme necessarie, informatevi. Durante l'incontro con Juncker e Moscovici non ho chiesto la cortesia di evitare una procedura di infrazione, ho portato un libro corposo dove ci sono tutte le riforme che abbiamo già realizzato e quelle in corso di realizzazione», chiude il premier per il quale è ancora presto per valutare gli effetti della politica economica ancora in corso di attuazione.
Sui contenuti l'opposizione s'è fatta comunque sentire in Aula. Perché per David Sassoli del Pd «quando si arriva a sostenere che le critiche all'operato del governo equivalgono ad offendere l'Italia significa che si è pronti a calpestare le fondamenta della cultura democratica e liberale». Il presidente del Consiglio «ha usato espressioni molto gravi e si è attribuito un ruolo di rappresentante del paese che per Costituzione è proprio del Capo dello Stato. Alle critiche si risponde argomentando e non cercando di mettere a tacere le opposizioni».
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