Non concedere l'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso della Diciotti. È la proposta del presidente della Giunta per le immunità del Senato Maurizio Gasparri, nella sua veste di relatore, fatta ai senatori riuniti nell'organismo che dovrà decidere le sorti del leader della Lega. Come è stato spiegato al termine della riunione, si ritiene «che l'azione del ministro è idonea a configurare il presupposto previsto dall'articolo 9, comma 3 della legge costituzionale del 1989, cioè che ci siano delle esimenti che attengono al comportamento del governo e che sono citate dalla legge più volte e che attengono a un preminente interesse pubblico».
I commissari della Giunta inizieranno a discutere sul punto partire da oggi pomeriggio e andranno avanti domani per votare presumibilmente la prossima settimana. Allo stesso tempo Gasparri informerà la presidente del Senato affinché invii ai giudici di Catania gli atti firmati dal premier Giuseppe Conte e dai ministri Di Maio e Toninelli che sono stati allegati alla memoria difensiva del vicepremier Matteo Salvini. Accogliendo così di fatto la richiesta del senatore Pietro Grasso su quei documenti e senza che questo comporti lunegaggini nella procedura.
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Nella relazione depositata oggi vengono toccati tutti i nodi giuridici della questione pendente. «Escluso il "movente" privato, escluso il "movente" politico-partitico, rimane in piedi esclusivamente il "movente" governativo, che ha ispirato l'azione del ministro Salvini e che è pertanto idoneo per il diniego dell'autorizzazione a procedere». Dunque il parlamentare azzurro propone alla Giunta di riconoscere «la natura ministeriale dell'eventuale reato». Se la Giunta converge su questo primo punto, secondo Gasparri il secondo tema da affrontare è quello di capire se Salvini «abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato» perseguendo un «interesse pubblico nell'esercizio della funzione di Governo». Ma nel fare questa valutazione, non va trascurato che «il pubblico ministero di Catania ha chiesto l'archiviazione per infondatezza della notitia criminis, mentre il Tribunale dei ministri non ha accolto tale richiesta di archiviazione ed ha formulato un'imputazione coatta». Nella relazione viene ribadito inoltre che il Senato non è chiamato a valutare la natura politica o amministrativa dell'atto, «in quanto anche un atto amministrativo (o di alta amministrazione) può avere finalità governative».
Di diverso avviso Pietro Grasso che giudica non priva di conseguenze questa «deriva». Infatti «lascia perplessi che il fine di governo, ma che potrebbe essere anche definito "politico" tout court, non preveda nessuna valutazione sui mezzi per raggiungerlo». Per ipotesi «poniamo il caso che una scuola, uno stadio vengano chiusi con le persone che vengono tenute all'interno per fini politici. Questo può costituire un precedente pericoloso». Anche il senatore Gregorio De Falco, ex M5s ora al Misto, si mostra scettico. «C'è una pericolosità intrinseca nll'affermare questo criterio. Facendo una sintesi estrema, significa far coincidere il governo con lo Stato il che non va, c'è già passato qualcuno negli anni scorsi. La immedesimazione addirittura attraverso il governo di una persona con il governo e con lo Stato, è molto, molto pesante e grave».
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